testi e foto di Marco Corda e Bobore Frau
Il fenomeno degli incendi in Sardegna, come in altre parti d’Italia, si ripropone ogni anno con modalità pressoché invariate.
Le alte temperature estive, unite al forte vento, creano lo scenario ideale per far propagare le fiamme in un bosco o in una zona di macchia mediterranea. Ma le fiamme non si originano da sole. L’inizio di un incendio, salvo rari casi, è sempre conseguenza di un’azione umana.
In qualche caso il mancato rispetto delle normative sul periodo di abbruciamento, o l’inosservanza di elementari norme di comportamento, possono dare luogo a un incendio di tipo colposo originato quindi da una colpevole negligenza più che da una criminale volontà.
Molto più spesso, invece, i roghi sono appiccati con scientifica pianificazione, quasi a voler creare il maggior danno ambientale nel minor tempo possibile. E ogni volta che si verifica un incendio di natura dolosa, si rimane attoniti a osservare il macabro scenario lasciato dal passaggio del fuoco, con un unico, semplice ma troppo spesso insoluto interrogativo: perché?
Quale interesse economico, quale perversa logica speculativa, quale miope ritorsione personale potrebbero mai giustificare un simile gesto?
Cronaca di un incendio
La notte del 22 ottobre, una serie di incendi in Sardegna, divampati sulla Bosa-Alghero, ha messo a rischio una delle aree naturali più selvagge e affascinanti dell’isola.
Roghi appiccati al buio per rendere più difficoltose le operazioni di spegnimento, sotto un imponente vento di Scirocco, che da cattivo consigliere, per tutta la notte ha spinto le fiamme lungo i ripidi versanti di Badde Orca, sito riproduttivo dell’unica colonia naturale di grifoni in Italia e una delle aree interessate dal progetto Life “Under Griffon Wingsper”, avviato con lo scopo di migliorare lo stato di conservazione di questo avvoltoio in Sardegna.
Abitazioni private e strutture ricettive sono state evacuate. Circa 250 ettari di macchia mediterranea sono andati in fumo. Piccoli mammiferi e uccelli, rettili e anfibi sono andati incontro a morte certa. Il suolo, privato della protezione esercitata dalle piante, è pronto per essere eroso dalle imminenti piogge autunnali.
Per chi come noi frequenta con assidua costanza il territorio di Bosa era più che doveroso andare a controllare la zona il prima possibile. Vincolati da alcune giornate di brutto tempo, riusciamo finalmente a tornare sul posto dopo circa una settimana.
Lo scenario che ci si spalanca davanti non appena imbocchiamo la tortuosa litoranea che conduce ad Alghero è desolante. L’ampia bastionata di Monte Farre è per buona parte circondata da cumuli di cenere nera; sul costone ormai spoglio svettano scheletri di lecci, filliree, olivastri carbonizzati. L’odore è pungente e fastidioso, c’è un silenzio impressionante e forse per una strana coincidenza, anche il traffico stradale sembra essere interrotto. Così restiamo soli, con il naso all’insù, a ricordare e a immaginare cosa c’era, com’era e cosa ci sarà.
Dai grifoni un lume di speranza
Finalmente un segnale tanto atteso: un mulinello di grifoni appare alto nel cielo, stagliato contro le nuvole grigie all’orizzonte.
Sette avvoltoi roteano, cavalcando le correnti ascensionali proprio sopra la zona dell’incendio; quello che per molti poteva sembrare come la conclusione di un presagio di sventura per noi è stato un lume di speranza.
I rapaci danno spettacolo per almeno un quarto d’ora con il loro tipico volo calmo e planato, sembrano osservare amareggiati il disastro. Ispezionano il vallone per poi salire lentamente di quota. Tutti tranne uno. Un grifone adulto viene dritto verso di noi, con fare deciso e sicuro di chi deve andare sino in fondo alle cose, ci passa sopra, veramente vicino e ci osserva.
Emozionati come se fosse la prima volta, scattiamo alcune fotografie cercando di catturare nelle immagini tutta la bellezza dei suoi particolari, quasi a voler trovare un modo per entrare in confidenza e magari, stavolta, chiedergli scusa a nome di tutti.
L’ultimo grifone si riunisce al gruppo e noi rimaniamo ancora una volta in silenzio. Grati per quell’incontro. Amareggiati per le circostanze.
Per quanto violenta sia la devastazione lasciata da un incendio, la Natura ritrova sempre il suo equilibrio. Alberi e arbusti ricresceranno sul suolo bruciato e nuovi animali li eleggeranno come dimora. La Natura si concede il tempo necessario per far guarire le ferite. La Natura non ha padroni, tantomeno scadenze da rispettare.
Bellezza fragile da preservare
Il più grande rammarico dovrebbe riguardare invece la nostra specie, così sprezzante della bellezza che ci è concesso osservare. Così egoista da non capire che in un futuro sempre più imminente, quella bellezza potrebbe diventare merce rara. La bellezza che permea ogni roccia scolpita dal tempo, ogni nuvola del cielo e ogni singolo essere vivente.
Per ora la colonia di avvoltoi non sembra aver subito perdite. Il fuoco ha risparmiato i nidi e i dormitori attualmente utilizzati, ma il bilancio avrebbe potuto essere drammatico. I grifoni continueranno a volare, al di sopra delle nostre miserie, incuranti delle nostre effimere ricchezze.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com