Sono salvi, almeno per il momento, gli squali mako dalle pinne corte del nord Atlantico. Il Dipartimento della Pesca e degli Oceani del Canada, infatti, ha proibito pesca e detenzione di esemplari (vivi o morti) di Isurus oxyrinchus per tutta la stagione 2020/2021.
Questa decisione, valida per le acque territoriali dell’Atlantico settentrionale, è stata presa d’accordo con i biologi marini e con i membri dell’Atlantic Large Pelagic Advisory Committee (ALPAC).
Uniti per proteggere gli squali
Il Canada diventa così il primo paese dell’Atlantico settentrionale a seguire le raccomandazioni della Commissione per i Tonni dell’Atlantico (ICCAT).
Quest’ultima, per sostenere la conservazione della specie, dal 2017 ha chiesto azioni urgenti con il fine di tutelare la popolazione sempre più scarsa di squali mako nell’Atlantico. La Commissione ha stimato che per ripristinare la popolazione di squali mako saranno necessari almeno 50 anni, anche se la pesca dovesse interrompersi completamente.
La proposta dell’ICCAT abbracciata dal Canada è stata condivisa e supportata anche da altri Paesi. Si tratta di Angola, Cina, Egitto, El Salvador, Gambia, Gabon, Giappone, Guatemala, Guinea Bissau, Liberia, Norvegia, Panama, Senegal, Taiwan e Uruguay.
È stato dimostrato che divieti di questo tipo possono ridurre la mortalità dei mako in maniera significativa, oltre ad aumentare le loro possibilità di sopravvivenza, in caso di cattura accidentale e rilascio, del 75%.
Lo squalo più veloce in natura è in pericolo di estinzione
Affusolato, grandi occhi, muso lungo e appuntito, sono queste le caratteristiche distintive dello squalo mako. Un animale straordinario, capace di raggiungere i 70 km/h e di effettuare spettacolari salti fuori dall’acqua.
Vive in mare aperto ed è distribuito praticamente in tutti i mari temperati e tropicali del mondo. Oggi, però, lo squalo mako è considerato in pericolo di estinzione e compreso nella lista rossa dell’IUCN.
Il mako è, infatti, spesso vittima di catture accidentali legate alla pesca commerciale. Le sue carni vengono vendute e spacciate frequentemente per pesce spada: una delle frodi alimentari più comuni nel settore della pesca.
Nel 2012 la General Fisheries Commission for the Mediterranean ha vietato pesca e detenzione dei mako e di altri 23 elasmobranchi contenuti nella Convenzione di Barcellona.
Purtroppo il recepimento di queste direttive nelle legislazioni dei paesi mediterranei è stato abbastanza lento, ed ha comunque permesso di continuare a pescare e commercializzare questa specie in altri paesi del mare nostrum.
La Spagna, per esempio, è la prima nazione al mondo per catture di mako, seguita da Portogallo, Marocco e Stati Uniti. Una cosa è certa, l’assenza di predatori dai nostri mari potrebbe provocare una preoccupante “cascata trofica”. Le cui ripercussioni sull’ambiente e sul comparto della pesca sono di proporzioni ignote.
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