Era il 1989 e un istrionico Francesco Slavi cantava: «Una volta il lupo andava via come il pane e adesso il lupo el va no, mah».
Sono trascorsi quasi trent’anni e il lupo continua a non andare di moda. Anzi sulle montagne altoatesine è ospite non gradito. L’assessore all’Agricoltura della Provincia di Bolzano, Arnold Schuler, ha lanciato una petizione con cui si chiede all’Europa di «adottare immediatamente le necessarie misure per abbassare il livello di tutela del lupo».
Perfino Reinhold Messner ha sentenziato che sono troppi e bisogna intervenire subito per limitarne la presenza. È giunto a sostenere che il lupo minaccia la cultura della montagna.
Non è la prima volta che il re degli Ottomila inciampa sulle questioni ambientali. Già in passato parlando di montagna accusò gli ecologisti di averne favorito lo spopolamento e si dichiarò contrario al concetto di wilderness.
Ora non è il caso di scomodare concetti difficili come l’antropocentrismo, né di ricordare chi faceva la pubblicità ai fucili da caccia, ma certo è il caso di rammentare che la natura esiste e fa il suo corso, a volte, per fortuna, ancora a prescindere dall’uomo.
Continuava così Salvi: «Interessa un lupo? Prenda un lupo, il lupo c’ha l’alito selvaggio, fa scena in società. E poi il lupo c’ha il suo bel perché! »
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