Le nutrie (Myocastor coypus) stanno colonizzando i corsi d’acqua del Nord e Centro Italia. Pochi predatori in natura e l’alto tasso di riproduttività hanno consentito al roditore di origine sudamericana di espandere in breve tempo il proprio areale di distribuzione, non senza problemi.
La proposta shock del sindaco
Così, ai piani di contenimento proposti dalle associazioni animaliste che prevedono catture e sterilizzazioni, si è aggiunta una nuova ipotesi: cacciarle per mangiarle.
La boutade – destinata quantomeno a far discutere – è stata avanzata da Michel Marchi, sindaco di Gerre de’ Caprioli, piccolo borgo sulle rive del Po in provincia di Cremona.
«Mangiamole nei ristoranti e nelle sagre – si legge nella riflessione che il primo cittadino ha affidato ai social network –. Qui nella bassa ne saremmo certamente contenti». Una provocazione che ha scatenato un accesso dibattito tra i sostenitori di questa tesi, che equiparano le nutrie ad altre specie di selvaggina, e chi invece si è scagliato contro il commento del sindaco.
A quanto pare, però, qualcuno deve avere già assaggiato carne di nutria, dal momento che il sindaco l’ha definita «quasi meglio di quella di coniglio».
E se ad alcuni questo potrà far storcere il naso, non bisogna dimenticare che in Sud America la nutria è ingrediente principale di alcuni dei piatti più apprezzati.
Lo status della nutria
Nel 2014 una modifica alla normativa aveva cambiato lo status giuridico della nutria che, da fauna selvatica oggetto di tutela, era stata classificata come specie nociva al pari di topi, ratti e talpe.
Tuttavia, nel 2016 questo provvedimento è stato revocato perché giudicato illegittimo. Da qui la necessità di piani di contenimento che mirino a ridurre il numero degli individui senza però impiegare metodi cruenti.
Colpa delle pellicce
Ma come ha fatto questo roditore – specie originaria del Sud America – a colonizzare i corsi d’acqua di casa nostra? La colpa è dell’industria delle pellicce che ha importato il roditore per produrre le pellicce di “castorino”, versione meno pregiata del visone.
Tra gli anni ’80 e gli anni ’90, in concomitanza con la crisi del settore, le nutrie sono state liberate in natura dagli allevatori intenzionati a sbarazzarsene. Il resto è storia nota.
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