In Pianura Padana le ultime piogge significative risalgono ai primi del dicembre 2021 e nel Nord del Paese sono ormai 110 i giorni di completa siccità, uno dei peggiori record della storia. L’acqua salata del mare Adriatico invade le foci del Po in secca e risale il fiume.
La disponibilità idrica è minima sia per l’agricoltura, sia per le centrali idroelettriche (in un momento, poi, di scarsità di energia).
Oggi, 22 marzo, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, pubblichiamo i dati di una ricerca IPSOS condotta nell’ambito del progetto “Acqua nelle nostre mani” per la tutela dell’acqua e la diffusione di comportamenti di utilizzo responsabile.
Quali sono i comportamenti e le percezioni degli italiani?
Il progetto “Acqua nelle nostre mani” è giunto alla sua terza edizione e si esplica in attività di studio, con un’annuale ricerca sul tema acqua, e in azioni concrete sul territorio italiano. È promosso dal brand Finish, con il Future Food Institute e IPSOS.
Tra le evidenze più importanti della ricerca IPSOS, in un contesto di grande criticità e attenzione al consumo e utilizzo delle risorse energetiche e naturali, emergono alcuni dati.
- Una progressiva presa di coscienza da parte degli italiani sulla serietà del problema della scarsità dell’acqua, con +4% tra gli adulti (25% totale) e un +15% tra i giovani (31% totale).
- Scarsa, invece, la consapevolezza sul consumo dell’acqua: solo 1 italiano su 2 è cosciente del maggior consumo personale rispetto agli altri Paesi europei (220 litri in Italia, 165 litri di media europea).
- Consumi per famiglia: solo il 3% degli italiani adulti ha consapevolezza sul corretto consumo di oltre 500 litri per famiglia al giorno, il 68% ritiene che sia inferiore ai 100 litri.
Gli italiani mettono comunque in atto alcuni piccoli comportamenti utili a ridurre il proprio impatto di consumo.
- Il 73% chiude i rubinetti quando non necessario e utilizza la lavastoviglie solo a pieno carico, il 49% si impegna a fare docce più brevi, il 67% preferisce la doccia alla vasca.
- PNRR: nonostante la scarsa fiducia, il 43% spera vengano destinate risorse per un uso sempre più efficiente dell’acqua, il 57% per investimenti su fonti di energia rinnovabile.
Siamo davvero all’ultima goccia?
I numeri della crisi idrica sono rappresentati nel nuovo report del WWF: “L’ultima goccia. Crisi e soluzioni del prosciugamento climatico” (scarica qui il documento).
Pubblicato in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, il report del WWF indica anche le priorità per risolvere il legame pericoloso e inscindibile tra acqua e clima. La sete del Pianeta è, infatti, una delle prove più tangibili e drammatiche della crisi climatica globale: tra acqua e clima c’è un legame inscindibile e pericoloso che va conosciuto e affrontato con urgenza.
Il cambiamento climatico antropogenico ha contribuito ad aumentare la probabilità e la gravità dell’impatto della siccità in molte regioni. Circa 4 miliardi di persone, sui 7,8 miliardi di abitanti della Terra, sperimentano già una grave carenza d’acqua per almeno un mese all’anno.
La popolazione globale esposta a siccità estrema ed eccezionale aumenterà dal 3% all’8% nel XXI secolo.
L’agricoltura è stata influenzata dai cambiamenti del ciclo idrologico. Anche in aree storicamente ricche d’acqua come la Pianura padana si assiste sempre più frequentemente al problema della scarsità d’acqua. Non si tratta di un’emergenza nuova perché è almeno da 50 anni che si moltiplicano gli allarmi in Italia e nel mondo e risulta sempre più incomprensibile la difficoltà ad avviare una gestione sostenibile della risorsa come prevedono le direttive europee e i pressanti richiami ad avviare politiche di adattamento ai cambiamenti climatici.
L’impatto della siccità si manifesta anche sull’attuale produzione globale termoelettrica e idroelettrica, che genera una fetta cospicua di energia da fonti rinnovabili, con una riduzione dal 4 al 5% dei tassi di utilizzo delle installazioni durante gli anni di siccità, rispetto ai valori medi a lungo termine dagli anni ’80.