I mari rischiano di veder scomparire la balena franca nordatlantica (Eubalaena glacialis). L’allarme è stato lanciato dai ricercatori del Noaa, l’Amministrazione Nazionale Oceanica e Atmosferica, che hanno spiegato come restino solo 450 individui di questa specie.
«I trend sono preoccupanti – ha spiegato John Bullard, ricercatore del Noaa –. Non possiamo lasciare che questa balena scompaia, le azioni per la sua tutela devono essere mirate e rapide».
Pochi nuovi nati e alto tasso di mortalità
Ad aggravare la situazione ci sono il basso tasso di natalità della specie e il fatto che le femmine in grado di riprodursi sono appena 100.
Le femmine, che presentano dimensioni maggiori rispetto agli individui di sesso maschile, danno alla luce il primo piccolo a nove/dieci anni di età, dopo una gestazione di un anno; l’intervallo tra le nascite sembra essere aumentato nei tempi recenti e attualmente si aggira tra i tre e i sei anni. Secondo gli esperti, questo sarebbe causato dal forte stress a cui le balene sono sottoposte, per via della sempre maggiore scarsità di cibo che costringe questi cetacei a lunghi spostamenti in mare. Secondo uno studio pubblicato su Scientific Reports questa situazione sarebbe responsabile anche dell’aumento considerevole del tasso di mortalità di Eubalaena glacialis. «I lunghi spostamenti aumentano i rischi per le balene – ha spiegato Bullard –. Gli animali aumentano le probabilità di entrare in collisione con le navi. Il 2017 è stato un anno nero per le morti: crediamo che siano almeno 17 le balene decedute».
Cacciate da sempre
La balena franca è stata da sempre uno dei cetacei più cacciati. La lentezza del suoi movimenti e l’alta percentuale di grasso corporeo ne hanno fatto fin da tempi antichi una delle prede favorite dalle popolazioni del Mare del Nord.
Secondo fonti storiche, l’industria baleniera si sviluppò proprio attorno a questa specie a partire dal XII secolo. Ad avviarla furono le popolazioni basche del golfo di Biscaglia, nelle cui acque le balene franche si radunavano per riprodursi.
La supremazia dei Baschi durò fino alla metà del XVIII secolo, lasciando poi il passo a inglesi e olandesi.
Le balene erano cacciate prevalentemente per il loro grasso, dal quale si ricavava, prezioso olio combustibile e lubrificante, ma anche cibo e ossa, dalle quali ottenere sapone. Nulla veniva sprecato, nemmeno i fanoni. Dalle lamine cornee flessibili presenti nella bocca dei cetacei si realizzavano le stecche dei corsetti femminili.
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