La Commissione Europea ha aperto una Procedura EU Pilot contro l’Italia per violazione delle norme europee in materia di caccia, in particolare con dure accuse di violazione delle norme su bracconaggio, mancato divieto sulle munizioni al piombo, caccia a specie in sofferenza e in periodo di migrazione.
L’Italia ha otto settimane per rispondere ed evitare la procedura d’infrazione.
«L’Italia torna sotto la lente dell’Europa per la pessima gestione della caccia – dichiarano le associazioni Cabs, Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu-BirdLife Italia e WWF Italia in un comunicato congiunto – e per il mancato rispetto della direttiva Uccelli (2009/147 CEE) e del Regolamento europeo 2021/57 che vieta l’utilizzo del piombo nelle zone umide».
La nota della Direzione generale Ambiente della Commissione europea è indirizzata al Ministero dell’Ambiente e a 13 Regioni italiane.
«Le numerose e continue infrazioni sono la conseguenza di un sistema basato sulla diffusa subalternità della politica alle associazioni venatorie che si traduce in continue concessioni illegittime che, per meri tornaconti elettorali, mettono a rischio la nostra biodiversità. Se l’Italia non si adeguerà immediatamente alle regole, a partire dai prossimi calendari venatori, tutti i cittadini italiani saranno costretti a pagare le conseguenze di una pesante procedura d’infrazione» commentano le associazioni.
Aspetti cruciali di per la conservazione della natura
La EU Pilot riporta quattro motivi generali di contestazione.
- Il primo motivo di contestazione è relativo alla circolare congiunta dei Ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura che, con l’intento di fornire una interpretazione al nuovo Regolamento europeo che vieta l’utilizzo e la detenzione di munizioni al piombo nelle zone umide, in realtà ne escludono l’applicazione per moltissime aree umide, limitandone l’applicazione alle zone in cui il divieto è già vigente. Il Regolamento europeo è stato emanato per evitare che l’utilizzo del piombo (sostanza neurotossica) nelle zone umide provochi inquinamento diffuso e determini gravi conseguenze sia per gli uccelli, sia per la salute umana.
- Il secondo motivo riguarda la mancata attuazione del Piano di azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici. Il Piano del 2017 è essenzialmente rimasto sulla carta mentre il bracconaggio continua a essere una vera e propria emergenza nazionale.
- Il terzo motivo riguarda la caccia su specie di uccelli durante la migrazione e su specie in cattivo stato di conservazione in assenza di piani di gestione o, quando presenti, di piani non attuati.
- Il quarto motivo riguarda la pratica di utilizzare gli elicotteri in Piemonte per il recupero dei cervi abbattuti durante l’attività venatoria, senza che sia svolta una valutazione dell’incidenza negativa che questa attività potrebbe comportare sui siti della rete Natura 2000.
«Per non aggravare il quadro delle contestazioni – avvertono le Associazioni – chiediamo alle Regioni di adeguare immediatamente i calendari venatori alle indicazioni pervenute dalla Commissione, al Ministro dell’Ambiente di sospendere subito la caccia alle 21 specie in cattivo stato di conservazione e di rispondere alla Commissione favorendo, finalmente in Italia, la legalità in campo di tutela della biodiversità e dell’avifauna ambientale».
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