Questa di Franco De Lorenzi sembra una foto ad effetto, ispirata forse ai quadri di Magritte, con un granchio che sembra passeggiare tra le nuvole. Questo a prima vista. Chi ha un po’ di occhio o ha visto foto simili avrà, forse, riconosciuto in quelle nuvole e in quella striscia blu alcuni particolari di una medusa mediterranea: il cosiddetto polmone di mare o Rhizostoma pulmo. Sulla base di queste informazioni qualcuno potrebbe pensare che il granchio sia il pasto della medusa e, invece, no. Quello che è ritratto nella foto è un bellissimo esempio di foresia, cioè di quel comportamento che vede un animale farsi trasportare da un altro e di cui sono maestre le remore.
Vedere un granchio, nella fattispecie un Liocarcinus vernalis, farsi portare da una medusa non è una cosa comune. Di solito, infatti, attorno a questi rappresentanti del mondo del plancton si notano gruppetti di piccoli pesci, per lo più carangidi, che utilizzano il grosso celenterato come un riparo, ben sapendo che le cellule urticanti delle meduse sono un buon deterrente per tutti. Ma questa è un’altra storia di mare ed è meglio tornare al granchio.
Di solito questo Liocarcinus, noto comunemente come granchio di sabbia, vive sui fondi sabbiosi ma, essendo dotato di un paio di arti posteriori con articolazioni a paletta, può anche lasciare il fondo e mettersi a nuotare. L’esercizio gli consente di compiere spostamenti più ampi che camminando, ma non è esente da rischi. Infatti, mentre sulla sabbia può infossarsi rapidamente e sottrarsi così alla vista di possibili predatori, quando si trova a mezz’acqua è alla mercé di tutte le bocche malintenzionate che ci sono nei paraggi. Ed è in simili frangenti, probabilmente, che entra in gioco la medusa, comodo e sicuro veicolo per spostarsi un po’ più in là.
Questa curiosa simbiosi (qui da intendersi nel suo significato più vasto) può essere definita – rubando il termine al mondo dell’economia – come un’associazione temporanea di imprese in cui, però, c’è uno solo che si avvantaggia: il granchio. L’incontro tra crostaceo e medusa, infatti, è un fenomeno ecologico temporaneo dovuto a fattori estrinseci in cui la medusa si comporta da ospite passivo mentre il granchio non solo fa da passeggero, ma probabilmente approfitta di altri ospiti temporanei più piccoli o di avanzi di cibo per farsi anche uno spuntino, esattamente come facciamo noi quando viaggiamo in treno e ci portiamo dietro il cestino da viaggio.
Come avvenga l’incontro non è dato di sapere. A differenza di quanto accade nei pesci – attirati da oggetti galleggianti e perciò anche dalle grosse meduse – nel caso dei granchi si tratta di uno di quei fenomeni in cui la risposta è legata al caso e alla presenza di un osservatore che poi lo racconta. Poiché risulta difficile pensare che il granchio, per i motivi esposti in precedenza, si metta a nuotare nella colonna d’acqua alla ricerca di una medusa, c’è da pensare che l’incontro sia casuale e che avvenga quando la medusa si trova a poca distanza dal fondo (capita a volte) e, quindi, in condizioni ideali perché il granchio di sabbia riesca ad avvertirne la presenza e ne approfitti per infilarsi lestamente tra le braccia della medusa per cambiare zona. Inoltre, secondo quanto si può desumere da varie osservazioni, la presenza del crostaceo non dipende dalle sue dimensioni perché sono stati avvistati passeggeri che misuravano da 1,5 a circa 4 cm. In sintesi si potrebbe dire che la coppia granchio-medusa si forma per effetto del caso e della necessità. Il primo fattore è indubbio, il secondo tutto da indagare. E se poi, dopo tutti i miei discorsi, fosse la medusa a cercare il granchio per farsi ripulire? Sotto il mare ci aspetta sempre un perché…
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