Parenti strette delle meduse sono le attinie, un gruppo di Celenterati che spesso annovera specie dai colori sorprendenti. Possono essere considerati come meduse fissate a un substrato, generalmente roccioso, e anch’esse dotate delle nematocisti; le loro punture sono in linea di massima meno fastidiose di quelle delle loro parenti delle acque libere.
La specie probabilmente più temuta è però un pesce, almeno dove esistono vasti fondali sabbiosi. Si tratta della tracina (Trachinus araneus), lontana parente di scorfani e pesci pietra che hanno stili di vita e veleni piuttosto simili. Lunga una trentina di centimetri, confida nella sua colorazione criptica per sfuggire ai predatori e catturare piccoli pesci e invertebrati. Normalmente la livrea dell’animale è sufficiente a farlo passare inosservato, ma se le cose si mettono male la tracina sfodera la sua arma segreta: i primi raggi della pinna caudale e gli opercoli hanno spine collegate a ghiandole velenifere che iniettano un miscuglio micidiale, con una forte componente neurotossica.
La puntura della tracina è probabilmente uno degli incidenti peggiori che possa capitare a chi va per mare dalle nostre parti. Molto dolorosa e localizzata quasi sempre sul piede, che viene posato inavvertitamente sull’animale nascosto sul fondale, tende tuttavia a guarire in poche ore.
Piuttosto simile è la tecnica difensiva della pastinaca (Dasyatis pastinaca), detto anche trigone, un pesce piatto legato ai fondali detritici. Non ha raggi spinali velenosi ma due stiletti, semi-affondati nella coda e immersi in un sostanza venefica di composizione non molto diversa dal veleno della tracina. In caso di pericolo questa razza, che può raggiungere i due metri di lunghezza, frusta l’aggressore con la coda, conficcando nella vittima i suoi due speroni avvelenati, lunghi fino a dieci centimetri. Ma per fortuna gli incontri fra gli ignari bagnati e questo pesce sono estremamente rari.
Il pesce prete (Uranoscopus scaber) è tozzo e corpulento, lungo fino a 35 cm, vive seminascosto tra i sedimenti del fondo dove riesce a mimetizzarsi alla perfezione. Dietro ciascun opercolo branchiale si trova una spina in grado di inoculare un veleno piuttosto attivo. Ma, viste le profondità alle quali il pesce prete vive comunemente, è davvero molto improbabile posare il piede su questa specie.
(continua…)
Leggi qui la prima puntata delle Meduse velenose
Leggi qui la seconda puntata delle Meduse velenose
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