Sono 2 milioni e 250 mila all’anno i pasti preparati dalle mense per i poveri a Milano. Una media di 6.100 al giorno. È una cifra per difetto, calcolata da Redattore sociale, portale di informazione sui temi sociali, contattando solo le principali realtà: Fratelli di San Francesco, Opera San Francesco, Opera Cardinal Ferrari, Centro Francescano Maria della Passione, Centro S. Antonio, Carmelitani, Casa della Carità e Opera Pane di Sant’Antonio. Ci sono poi i centri di accoglienza più piccoli e i pacchi di viveri distribuiti da parrocchie e associazioni che non rientrano nel computo; e ci sono anche persone che non frequentano le mense per vergogna o per mancanza di informazioni al riguardo.
Curioso, no? Tra le tante emergenze che s’insinuano in una metropoli, la fame è una delle più sfuggenti. La mancanza di un tetto sopra la testa è evidente: se una persona dorme ogni sera su una panchina o sotto i portici, evidentemente gli manca una casa. E per vedere persone sulle panchine di notte basta fare due passi per il centro di Milano. Ma la fame? Come individuarla in una città che rifugge la povertà e ostenta il lusso?
La malnutrizione a Milano può apparire un tema molto remoto, quasi ottocentesco. E invece i dati sopra esposti spiegano che non è affatto così. C’è la fame assoluta di chi non ha nulla; c’è quella di chi ha qualcosa, ma non abbastanza e magari passa uno o due giorni senza nulla nello stomaco; c’è la fame dei pensionati soli, dei disoccupati e delle famiglie più povere che arrivano a fine mese senza soldi e si recano alle file di distribuzione degli alimenti. C’è la fame di chi si aggira fra il mercato di quartiere a cercare gli avanzi o di chi rovista fra i cassonetti dei rifiuti. C’è tanta fame nascosta, anche a Milano.
Il problema del cibo si inserisce in un più vasto quadro di difficoltà economiche e disuguaglianze sociali che investe Milano come tutta l’Italia: ma per molti versi a Milano il problema diventa paradigmatico, perché questa è la città più europea e moderna del Paese, almeno all’apparenza. Ed è la città di Expo. Qui si può mangiare qualsiasi cosa, ovunque e quasi a ogni ora. Ma la quantità e la varietà del cibo disponibile, e continuamente sprecato, sono male distribuite se pensiamo a quanti non hanno accesso nemmeno al minimo indispensabile per saziarsi.
Cosa sappiamo di queste persone? Nulla, o quasi. Quali sono le loro speranze per il futuro? I numeri stanno peggiorando o migliorando? Milano e i milanesi non conoscono la vera situazione della fame in città, eppure qui si ospita un’Esposizione universale intitolata “Nutrire il pianeta”, che si propone, tra l’altro, di ridurre la povertà e la fame e attenuare le disparità sociali nel mondo. Mentre al Villaggio di Expo si gustano cibi di tutto il mondo e ci si eccita con slogan e narrazioni pacificate, a Milano vive un numero impressionante di persone che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena.
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