Un numero crescente di Paesi sta ratificando l’accordo internazionale per combattere la pesca illegale (IUU, l’acronimo inglese).
Per contribuire a risolvere il problema, la FAO nel 2009 ha promosso l’adozione da parte dei suoi paesi membri di un accordo per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata.
“Le misure sullo Stato d’approdo” si occupano delle azioni da intraprendere per rilevare la pesca illegale quando le navi arrivano nei porti. L’accordo promuove la collaborazione tra pescatori, autorità portuali, guardie costiere e marine per rafforzare le ispezioni e le procedure di controllo nei porti e sulle navi. E quello che è importante, permette agli Stati di impedire gli sbarchi di catture provenienti da pesca IUU, indipendentemente dalla bandiera che battono le navi.
“Riuscire a rifiutare l’approdo alle navi coinvolte nella pesca IUU ridurrà di molto le opportunità di vendere il loro pescato, facendo diminuire la pesca illegale in tutto il mondo” ha detto Blaise Kuemlangan, Capo del Servizio Giuridico per lo Sviluppo della FAO.
Il contenuto dell’accordo
La pesca illegale – che comprende le operazioni senza autorizzazione, la pesca di specie protette, l’impiego di attrezzi da pesca fuorilegge e la violazione dei limiti di quota – può raggiungere 26 milioni di tonnellate di pesce l’anno, più del 15% della produzione mondiale totale. Oltre ai danni economici, pone rischi per la biodiversità locale e la sicurezza alimentare di molti paesi.
L’accordo consentirà una migliore conformità con il Codice di condotta della FAO per una pesca responsabile del 1995, che cerca di promuovere la sostenibilità del settore a lungo termine.
L’accordo entrerà in vigore quando 25 Paesi avranno depositato la loro accettazione di adesione; finora, sono 12 i Paesi che l’hanno fatto, l’ultimo è stato l’Islanda nel mese di giugno e due altri paesi sono in corso di ratificazione.
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