Personalmente devo dire che non ho una grandissima simpatia per la gazza, anche se forse è stata troppo demonizzata e ritenuta la principale colpevole del calo dei passeriformi, sia in campagna che in città. È sicuramente un volatile intelligente che sfrutta minuziosamente tutte le risorse alimentari del territorio in cui vive, trasformandosi di volta in volta in predatore, necrofago o semplice raccoglitore di frutta e di semi. A volte vive in stretto contatto con l’uomo e può scendere nei cortili per mangiare addirittura nella ciotola del cane, ma si mantiene sempre molto diffidente. La gazza ha da sempre stimolato la fantasia della gente ed è presente nella letteratura popolare non solo per la sua fantomatica fama di ladra, ma anche per simbologie, quasi sempre negative. Nel Medioevo, per esempio, era considerata l’uccello delle streghe e nella mitologia germanica era raffigurata come messaggera della dea della morte. Solo nella leggenda cristiana ha un aspetto positivo essendo l’unico uccello che si è rifiutato di entrare nell’Arca di Noè, preferendo rimanere appollaiata sul ponte della barca. Per questo è considerata di buon auspicio quando si posa sul tetto della casa, come a dire che l’edificio è ben solido e non crollerà mai.
Fotograficamente parlando è un soggetto abbastanza difficile, proprio per la diffidenza di cui parlavo prima. Poi, la gazza non è per niente fotogenica e il nero della testa maschera spesso i contorni dell’occhio che secondo me è indispensabile che sia ben visibile per la buona riuscita di una foto. Sarebbe opportuno aspettare che la gazza giri lo sguardo verso la posizione giusta e scattare quando si vede la pupilla “lucida”. La foto che vedete è stata ottenuta “quasi” per caso, mentre in un boschetto aspettavo merli e tordi. Ho usato Nikon D3s e uno zoom 70-200 alla massima escursione. Ho potuto usare un’ottica corta perché il capanno, costruito da tempo nel boschetto, era perfettamente tollerato dagli uccelli. Tempo di scatto: 1/160 sec. a f/5,6; ISO 2000 per la giornata nuvolosa.
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