Si parla troppo. Le informazioni corrono e ci perseguitano in rapidità crescente.
La guerra vera, nelle strade, trova gratuitamente un’accondiscendente eco sulle emittenti televisive. Un’eco ricca di immagini di distruzione che si infila nelle case di tutti, mentre mangiamo, lavoriamo, giochiamo. Entra nei cuori disarmati di persone normali che assorbono dolori di altri, in aggiunta ai propri.
Dolori esistiti nei secoli dei secoli. Le guerre ci sono sempre state, in modi non meno cruenti, seppur diversi, in un mondo calpestato da uomini che cercano pretesti di ogni genere per sovrastare e conquistare.
Ma nel più oscuro Medioevo, le voci correvano a cavallo o sulle navi, erano lente e potevano anche non arrivare. Oggi galoppano attraverso miliardi di onde che – oltre ad avvolgerci letteralmente – ci raccontano, attimo per attimo, quanto di più atroce accade nel mondo. Per filo e per segno, che siano lame di coltello o kalashnikov… Sono le atrocità di sempre in contesti, e con strumenti, diversi.
L’uomo che fa del male c’è sempre stato. Non esiste cura e la storia lo conferma. Altrimenti, in ogni epoca, non sarebbero esistiti i santi e i saggi.
Ma l’uomo che fa del male altrui lo strumento per innalzar sé stesso è altrettanto colpevole. Quei conduttori che – col benestare di quelle proprietà, Stato compreso, e con il contributo di accondiscendenti ospiti – dedicano ore e giorni, settimane o mesi a piccola cronaca nera o a grandi stragi sono altrettanto colpevoli. Colpevoli, al fine di guadagnare audience e visibilità personale, di andare oltre ai principi etici dell’informazione. Pubblicizzando incivili azioni di guerra ed efferati omicidi attraggono, spaventano e colpiscono menti impreparate, incapaci di dare uno schiaffo allo schermo.
D’altra parte, cellule terroristiche, killer seriali o teste fragili impazzite ringraziano per quei lunghi momenti di gloria televisiva. Mentre, per qualcuno, diventeranno eroi da imitare.
Quando il rumore del male sembra accerchiarci la Natura si riafferma. Mentre scrivo il cielo è infuocato. Nel silenzio, un tramonto rosso sangue avvisa che arriverà un nuovo giorno.
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