Sebbene pochi se ne siano probabilmente accorti, anche l’Italia da una decina d’anni (2010) si è dotata di una sua Strategia Nazionale per la Biodiversità. Ovvero il programma strategico-operativo per preservare flora, fauna ed ecosistemi del Bel Paese.
La notizia di questi giorni è che, proprio mentre a Roma si svolgeva il G20 e si stava preparando a Glasgow in Scozia l’ennesima COP sul Clima (la COP 26), in Italia sono partiti i lavori per definire la nuova e più estensiva Strategia Nazionale per la Biodiversità.
I punti in discussione sono molti e tutti cruciali
Tra questi:
- l’estensione al 30% del territorio nazionale protetto
- la creazione di riserve integrali che coprano il 10% del territorio
- una grande opera di restauro degli habitat (zone umide ma non solo) e connettività ecologica
- il ripristino di uno stato di conservazione soddisfacente per le specie, tra cui uccelli e insetti impollinatori
- lo stop al consumo di suolo
- il cambio di passo ecologico in tema di agricoltura e pesca.
Come ci ricorda Danilo Selvaggi, direttore generale della LIPU, una delle associazioni che più si sta impegnando su questi argomenti: «Sono tutti temi che, se attuati pienamente, cambierebbero la storia della conservazione della natura in Italia. Lo faremo? Li attueremo come si deve o cercheremo trucchetti e scappatoie? E come li concilieremo con le nuove opere infrastrutturali (vedi PNRR), la persistente idea di crescita e l’indispensabile processo di decarbonizzazione?».
È utile ricordare che, a differenza del decennio scorso, la Strategia Europea per la Biodiversità (cui l’Italia deve dare attuazione) ha avuto un supporto politico di livello assoluto (dalla Presidente Ursula von der Leyen in giù) ed è stata sostenuta da un’importante risoluzione del Parlamento europeo.
«Questa settimana la Lipu ha trasmesso le sue osservazioni alla prima bozza di Strategia del Ministero della Transizione ecologica – continua Selvaggi –. Abbiamo chiesto di cambiare, correggere, integrare molti punti. Il nostro sforzo è massimo, ormai quasi h24, e continuerà ad esserlo, per una partita che non ha precedenti.
Viviamo un momento storico davvero borderline. Possiamo cambiare la storia in meglio o continuare a farci del male. Ognuno di noi dia le percentuali alla prima o alla seconda ipotesi ma sapendo che qui vale un po’ il principio della fisica quantistica: l’osservatore cambia il fenomeno. Ogni osservatore lo influenza, nel bene e nel male, nel poco o nel tanto. E dunque cedere allo sconforto significa, purtroppo, influenzare nel male».
Dunque continuiamo con il nostro impegno, ognuno per quello che potrà fare. Senza cedere alla tentazione dello sconforto e della rassegnazione.
Esigiamo il cambiamento e proviamo, ciascuno per il proprio, a costruirlo.
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