Gli ultimi due casi sono avvenuti in Sicilia, a distanza di pochi giorni: un capodoglio è stato trovato morto a Palermo e un altro, invece, sulla spiaggia di Cefalù: quest’ultimo era un esemplare di circa 6 anni e anche lui, come la femmina incinta trovata morta a marzo in Sardegna, aveva lo stomaco pieno di plastica.
Sei cetacei morti da inizio anno
La conta dei capodogli trovati morti da inizio anno sulle spiagge italiane sale così a sei: un numero che fa riflettere se si considera che, secondo i dati dell’Università degli Studi di Padova, nello stesso lasso di tempo vengono normalmente rinvenuti senza vita non più di 2 o 3 individui di questa specie.
L’IUCN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, ha inserito il capodoglio (Physeter macrocephalus) nella lista rossa degli animali minacciati e considera la specie come “in pericolo”; attualmente, si stimano non più di 2500 individui in tutto il Mediterraneo, tutti inclusi in un’unica popolazione.
Il killer silenzioso
La plastica è il killer silenzioso che sta uccidendo i grandi mammiferi marini.
Il rapporto preliminare sullo spiaggiamento dei cetacei in Italia, presentato dai ricercatori dell’Università degli Studi di Padova in occasione della partenza del tour di Greenpeace MAYDAY SOS Plastica, ha confermato che balene e delfini sono sempre più colpiti dall’inquinamento da plastica.
«In Italia i cetacei si spiaggiano con una media di 150-160 esemplari l’anno – spiega Greenpeace -. Per il 30% dei soggetti, circa un animale su tre, la morte è legata in modo diretto ad attività umane, come il traffico marittimo e la pesca. In aumento, però, sono anche e soprattutto le evidenze della contaminazione da plastica, che può compromettere seriamente la salute degli animali fino a causarne la morte».
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