Marie Curie fu la prima donna scienziato a imporsi a livello internazionale. Vinse il Premio Nobel per la fisica (con il marito) nel 1903 e quello per la chimica nel 1911. E oggi ne abbiamo un’ulteriore prova, perché si è scoperto che i taccuini su cui lavorò sono ancora pregni di materiali radioattivi.
I lavori della Curie si trovano conservati all’interno di contenitori speciali e chi decide di consultarli deve indossare delle protezioni speciali. Ma la pericolosità radioattiva è un fenomeno relativamente recente. Per anni si è andati avanti a credere che l’emissione di particelle legate al decadimento radioattivo di un elemento pesante, non nuocesse alla salute, anzi.
Negli anni Venti, per esempio, si producevano sostanze d’uso comune a base di uranio. I profilattici. Si pensava infatti che gli elementi studiati dalla Curie potessero incrementare le performance sessuali. Addirittura ci fu chi propose il gelato all’uranio. Ancora, nel 1939, su alcuni giornali veniva pubblicizzata Tho-Radio, una crema a base di radio, destinata alle donne che desideravano una pelle fresca e riposata. E fino al 1970 è stato prodotto per i bimbi di tutto il mondo l’Atomic Energy Laboratory, gioco col quale potevano essere condotti semplici esperimenti con materiali radioattivi.
Solo negli ultimi decenni i prodotti radioattivi sono stati messi definitivamente al bando, benché alcuni sospetti risalissero al 1927.
La stessa Marie Curie morì di una grave forma di anemia sviluppatesi in seguito alla costante esposizione a composti come l’uranio e alla radioattività.
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