Le Vie Francigene di Sicilia sono state studiate, recuperate e valorizzate da un gruppo di amici (che hanno costituito un’associazione formata da camminatori, studiosi e ricercatori) che avevano in comune l’esperienza scout, la passione per il Cammino di Santiago e la Francigena “maggiore”, la voglia di camminare in Sicilia e la volontà di riscoprire ciò che settecento anni di storia avevano nascosto. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Davide Comunale, l’autore della guida “La Magna Via Francigena di Sicilia”
Il capofila di questo splendido piano di studio e recupero, oltreché presidente dell’associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia è Davide Comunale, ricercatore e archeologo, autore di “La Magna Via Francigena, Sicilia a piedi da mare a mare” edito da Terre di Mezzo. A lui abbiamo posto qualche domanda per comprendere meglio la storia che c’è dietro al recupero di questo antico sistema viario.
Quali sono le peculiarità che distinguono il tratto siculo della Francigena rispetto alle altre regioni italiane, e idealmente rispetto al Cammino che porta alle mete sante come Gerusalemme, Roma o Santiago?
Molti sono i tratti comuni prima delle differenze. Ci accomunano a tutti i “cammini maggiori” lo stile e la maniera autonoma di poter fruire del cammino, la segnaletica e l’accoglienza modulare, che poi vuol dire che ognuno deve potere scegliere dove dormire secondo quel che offre il territorio e le sue possibilità. Le nostre vie sono una ripresa della viabilità storica che dal mondo romano giunge all’età alto medievale, di Musulmani e Normanni e continua fino al secolo scorso con le regie trazzere. Sono vie di comunicazione aperte e percorse da tutti e non marcatamente religiose; solo dopo con il governo spagnolo dell’isola si arricchirono di valenze sacre, collegando reliquie e santuari che prima erano solo luoghi di sosta per i viandanti. Ma a unire tutti i percorsi antichi, in Sicilia come in Toscana, in Francia come in Spagna c’è la gente che le percorre, il fine ultimo che li spinge a scoprire, a lasciare le sicurezze del proprio villaggio e del proprio mondo noto per gettarsi nell’ignoto dell’avventura e del viaggio, che da sempre stuzzica l’indole umana.
Quando e come mai hai intrapreso questo Cammino di studio e recupero di queste strade?
Nell’estate 2008 ho percorso il mio primo cammino verso Santiago di Compostela lungo il percorso francese. Tornai a casa pieno di bellezza, di una esperienza bellissima, di emozioni create dalla semplicità di un posto e di persone che amavano fare quel che facevano, che erano riuscite a rivitalizzare una terra molto povera dell’interno della Spagna. Tornato a casa studiai il percorso, la sua genesi, la viabilità siciliana analizzando, da ricercatore archeologo che si occupa di paesaggio e viabilità, la situazione attuale alla luce degli studi degli ultimi decenni. Poco era stato scritto e poco era stato verificato. Quindi abbiamo preso lo zaino e, cartine alla mano, siamo andati a controllare: le vie erano in molti tratti ancora percorribili.
Se oggi un bambino di dieci anni ti chiedesse cosa sono queste strade e chi le ha “inventate”, cosa risponderesti?
Cercherei un plaid rosso e magari lo indosserei come mantello e gli racconterei una storia di cavalieri, dame, scontri avventurosi, sultani arabi e principi normanni; gli racconterei di viandanti e pellegrini che camminavano per inseguire i loro sogni o la loro vita, che credevano in un mondo migliore e in un posto migliore più vicino al loro Dio e cercavano di raggiungerlo; gli racconterei dell’opera dei pupi siciliani e di come una storia riesca a viaggiare di bocca in bocca come il telefono senza fili solo grazie a una chitarra, un carretto e una voce. E poi gli regalerei un atlante. Per vedere quel mondo che gli ho raccontato e la Sicilia al centro del mare.
Chi volesse approcciare per la prima volta le vie Francigene di Sicilia e camminarle… da dove dovrebbe partire?
Di sicuro dovrebbe partire dalla propria forza di volontà. Amo dire sempre che il cammino è un percorso mentale prima che fisico. La tua strada comincia nel momento in cui hai deciso che vuoi partire, non quando sei al primo ostello, comincia a casa tua mentre sei davanti al computer e guardi le mappe o leggi i racconti dei pellegrini che l’hanno percorsa o in libreria davanti alla guida che ti permette di sognare dove andrai. Poi arriva tutto il resto, il sito, le info tecniche e logistiche, la “prima spesa” fatta con la testa e intendo scarpe, calze, zaino ad hoc. La nostra associazione segue, risponde e assiste circa venti persone al giorno che ci scrivono o chiamano perché vogliono iniziare a camminare e la prima cosa che diciamo è sempre la stessa: “Sei pronto a guardare con occhi diversi la nostra terra?
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