Il Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) ha pubblicato il Secondo volume (WGII) del Sesto Rapporto di Valutazione, la più aggiornata e completa valutazione degli impatti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi e sulla biodiversità, a livello globale e locale, e delle conseguenze per il benessere delle persone e per il pianeta.
La Fondazione CMCC, che ospita il Focal Point IPCC per l’Italia, ha realizzato materiali di approfondimento per il nostro Paese.
«Questo rapporto è un terribile avvertimento sulle conseguenze dell’inazione» ha detto Hoesung Lee, presidente dell’IPCC.
Ci sono soluzioni per adattarsi a un clima che cambia
Questo rapporto fornisce nuovi approfondimenti sul potenziale della natura non solo per ridurre i rischi climatici, ma anche per migliorare la vita delle persone.
«Ecosistemi in salute sono più resilienti di fronte ai cambiamenti climatici e forniscono servizi essenziali per la vita, come cibo e acqua» ha detto il co-presidente del gruppo di lavoro II dell’IPCC Hans-Otto Pörtner.
«Ripristinando gli ecosistemi degradati e conservando efficacemente ed equamente il 30-50% degli habitat terrestri, d’acqua dolce e marini, le società umane possono trarre beneficio dalla capacità della natura di assorbire e immagazzinare carbonio. In questo modo possiamo accelerare il progresso verso lo sviluppo sostenibile, ma sono essenziali finanziamenti adeguati e sostegno politico».
Gli scienziati sottolineano che i cambiamenti climatici interagiscono con dinamiche globali quali l’uso insostenibile delle risorse naturali, la crescente urbanizzazione, le disuguaglianze sociali, le perdite e i danni da eventi estremi e la pandemia, mettendo in pericolo lo sviluppo futuro.
“In questo modo, interessi diversi, valori diversi e visioni del mondo diverse possono essere riconciliati. Le soluzioni saranno più efficaci se sapremo mettere insieme il know-how scientifico e tecnologico e le conoscenze indigene e locali. Ogni fallimento nel raggiungimento di uno sviluppo sostenibile e climaticamente resiliente si tradurrà in un futuro non ottimale per le persone e per la natura”.
Le città sono degli hotspot di impatti e rischi, ma anche una parte cruciale della soluzione. «Le città offrono opportunità di azione per il clima: edifici verdi, forniture affidabili di acqua potabile ed energia rinnovabile, sistemi di trasporto sostenibili per collegare aree urbane e rurali. Sono tutte iniziative che possono portare a una società più inclusiva e più giusta» ha detto Debra Roberts, co-presidente del Gruppo di Lavoro II dell’IPCC.
Focus sul Mediterraneo: impatti e rischi dei cambiamenti climatici
La regione Mediterranea si è riscaldata e continuerà a riscaldarsi maggiormente della media globale, particolarmente in estate. Questo vale sia per l’ambiente terrestre, sia per quello marino; sia per le temperature medie, sia per le ondate di calore.
La regione diventerà più arida per effetto combinato della diminuzione della precipitazione e dell’aumento dell’evapotraspirazione. Allo stesso tempo in alcune aree le precipitazioni estreme aumenteranno.
Il livello del mare aumenterà seguendo l’aumento del valore medio globale. L’aumento sarà irreversibile e progressivo su scale plurisecolari.
I rischi nel bacino del Mediterraneo sono dovuti alla combinazione di vari fattori:
- una popolazione urbana numerosa e in crescita;
- un numero elevato e crescente di persone che vivono in insediamenti colpiti dall’innalzamento del livello del mare;
- grave e crescente carenza idrica;
- crescente domanda di acqua da parte dell’agricoltura per l’irrigazione;
- elevata dipendenza economica dal turismo, che risente delle congiunture negative;
- perdita di ecosistemi marini e delle zone umide.
Il livello del mare nel Mediterraneo è aumentato di 1,4 mm l’anno nel corso del XX secolo. L’incremento è accelerato alla fine del secolo e ci si attende continui a crescere in futuro a un tasso simile alla media globale, raggiungendo valori potenzialmente prossimi al metro nel 2100 in caso di un alto livello di emissioni.
L’innalzamento del livello del mare ha già un impatto sulle coste del Mediterraneo e in futuro aumenterà i rischi di inondazioni costiere, erosione e salinizzazione. Le coste sabbiose strette che sono di grande valore per gli ecosistemi costieri e per il turismo sono a rischio di scomparsa.
Nell’Europa meridionale il numero di giorni con insufficienti risorse idriche e siccità aumenta in tutti gli scenari di riscaldamento globale. Nelle prospettive di un aumento della temperatura globale di 1,5 °C e 2 °C, la scarsità idrica riguarda, rispettivamente, il 18% e il 54% della popolazione. Analogamente, l’aridità del suolo aumenta con l’aumentare del riscaldamento globale.
L’adattamento può inoltre basarsi sulla gestione della domanda della risorsa idrica, con meccanismi di monitoraggio, restrizioni, tariffe, misure di risparmio ed efficienza, gestione del territorio (tratto da: Piero Lionello, Università del Salento, CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici).
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