Nelle acque del Golfo del Messico c’è una zona morta – vale a dire in cui manca completamente l’ossigeno – grande quanto lo stato americano del New Jersey. La dead zone, infatti, ha raggiunto quest’anno l’estensione da record di 23 mila chilometri quadrati.
Secondo gli scienziati del Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration) questo è il valore più alto dal 1985, anno in cui sono cominciati i rilevamenti nella zona.
Tutta colpa dei fertilizzanti
Come mai in quella porzione di mare manca l’ossigeno? La colpa è da imputare al massiccio utilizzo di fertilizzanti agricoli.
I composti chimici, ricchi di fosforo e azoto, vengono scaricati nei fiumi che sfociano nelle acque del Golfo. L’abbondanza di micronutrienti favorisce la crescita smodata delle alghe. Quando queste si decompongono, i batteri assorbono grandi quantità di ossigeno, sottraendone all’acqua marina.
Immensi danni ambientali
Senza ossigeno, l’ampia zona del Golfo del Messico è totalmente senza vita. «Questo processo indica chiaramente che l’ecosistema non sta funzionando come dovrebbe – ha detto Nancy Rabalais, professoressa di oceanografia all’Università della Louisiana -. Inoltre, la dead zone aumenta di anno in anno e questo a causa dell’incremento di sostanze chimiche utilizzate nei processi agricoli».
Intanto, i primi a farne le spese sono stati i pescatori. I gamberetti, che abbondavano nella zona, sono morti e, nulla facendo, sembra lontano il momento in cui l’ecosistema marino del Golfo del Messico potrà tornare a respirare.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com