In tempi come questi, in cui tanto si parla di tutela della natura e degli habitat, un’amministrazione pubblica sembra intenzionata a cedere a privati una parte rilevante di una zona umida di rilevanza europea, riconosciuta come sito di interesse comunitario (SIC). L’amministrazione provinciale di Grosseto, il capoluogo della Maremma toscana, vorrebbe infatti cedere a privati, con l’intento evidente di fare cassa, ben 850 ettari dell’area protetta della Diaccia Botrona, sollevando così le proteste dei gruppi ambientalisti e di quanti hanno a cuore la salvaguardia della natura.
Su sollecitazione del WWF di Grossetto, del Centro rapaci minacciati (CERM) e del Gruppo Ornitologico Maremmanno (GOM) è scesa in campo anche la Fondazione Capellino che ha deciso di mettersi a disposizione per dare supporto a ogni attività che possa portare alla tutela dell’importante zona umida.
Nel tentativo di coinvolgere l’opinione pubblica è stata aperta una petizione pubblica per la tutela dell’area della Diaccia Botrona sulla piattaforma Change.org che in poco tempo sta veleggiando verso le 40.000 firme raccolte.
Lo scopo è quello di ottenere come risultato primario che l’area protetta resti un bene pubblico, difeso da ogni tipo di speculazione e che non abbia altra destinazione di quella attuale.
La zona umida è particolarmente importante perché rappresenta una delle poche aree sottratte alle bonifiche delle paludi maremmane e rappresenta un importante sito di transito e riproduzione di specie minacciate.
Data l’enorme importanza naturalistica e ornitologica dell’area, classificata come “Zona umida d’importanza internazionale” ai sensi della Convenzione di Ramsar ed inclusa nella Rete Natura 2000 come ZSC – ZPS IT51A0011 “Padule di Diaccia Botrona”, la Lipu – BirdLife Italia, in sinergia con le altre associazioni e la Fondazione Capellino, si sta mobilitando a livello europeo, con i partner di BirdLife International, affinché all’area sia garantita la migliore conservazione possibile. Tutte le parti che vogliono tutelare l’area protetta si sono poste come primo obiettivo la sospensione delle procedure di messa in vendita di una parte consistente della riserva per almeno i prossimi 90 giorni. Questo per consentire lo studio di una diversa destinazione vincolata che possa vincolare per sempre l’area naturalistica grazie a un progetto alternativo che, su basi scientifiche, porti all’incremento della biodiversità.
Proteggere l’ambiente della Diaccia Botrona significa difendere numerose specie minacciate come gru, oche selvatiche, rapaci che frequentano il Padule Aperto, valutando la creazione di un Centro Studi Internazionale sulla Biodiversità che possa offrire localmente posti di lavoro qualificati anche avvalendosi di esperti a livello europeo.
La Fondazione Capellino risulterebbe essere disponibile a impegnarsi per un periodo medio lungo per sostenere finanziariamente il mantenimento e la riqualificazione dell’area dal punto di vista naturalistico. Valutando la possibilità di avvalersi anche del supporto dei programmi europei LIFE Natura, previsti per la conservazione di habitat e specie minacciate. Il progetto potrebbe coinvolgere anche paesi del nord Europa nei quali nidificano molte delle specie svernanti nell’importante area naturale.
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