Emergenza Caronte e i fiumi non ce la fanno più. Ieri ero a spasso per il nostro torrentello che dalle sorgenti prealpine giunge al canale Muzza, per poi buttarsi nell’Adda, ma del Molgora rimane solo il ricordo. Sono acquitrini qua e là e mucchi di alghe verdi. Per il resto la siccità di questi giorni s’è presa tutto. Ma se su scala piccola si vedono questi risultati, si può solo immaginare quel che sta accadendo ai grandi alvei. Il Po, innanzitutto. Si avanzano interventi estremi per la sua salvaguardia. Andando a recuperare acqua – si parla di cento metri cubi al secondo di acqua – da laghi alpini e strutture agricole e industriali. Il problema è il delta. L’abbassamento del livello fluviale fa sì che le acque salate dell’Adriatico recuperino terreno sulle dolci del Po.
I rischi sono molteplici: inquinamento delle falde, compromissione della funzionalità degli acquedotti del ferrarese e degli impianti di bonifica. Per il momento è stata formulata una semplice richiesta, ma avanti di questo passo potranno entrare in gioco la Protezione civile nazionale e il Governo, obbligando i gestori delle acque lombarde ed emiliane a intervenire. Intanto è già arrivato il sì da parte del Lago Maggiore, disposto a fornire dieci metri cubi al secondo di acqua; segue il Garda, con cinque metri cubi; silenti, Iseo e Como, troppo provati dal caldo estremo delle ultime settimane.
La situazione attuale del Po è drammatica. Soprattutto fra Piacenza e Mantova, dove il prosciugamento avanza inesorabile. Preoccupano le coltivazioni di granoturco, i vigneti, ma anche i centri di allevamento bestiame. Gli animali boccheggiano. E anche i pesci non se la passano bene. Tentano di raggiungere le pozze più profonde cercando un refrigerio sempre più inesistente. In alcuni punti l’acqua raggiunge a malapena i sessanta centimetri, rendendo guadabile a piedi il fiume più importante d’Italia. A divertirsi sono solo i “cacciatori di tesori”. Con la magra, infatti, affiorano spesso oggetti abbandonati nel corso dei secoli. Ha fatto scalpore i giorni scorsi il rinvenimento di un carro armato e di un tronco di acero rosso risalente al medioevo.
E gli altri fiumi?
La situazione è difficile un po’ in tutta l’Italia del nord. Un altro grande fiume ai minimi storici è il Ticino. «La situazione è molto grave», afferma Luigi Duse, vicepresidente del Parco omonimo. «In alcuni punti siamo sotto di tre metri». Sotto accusa anche il prelevamento massiccio di acque. Ne beneficiano la darsena di Milano, il Naviglio, il Villoresi, mandando in crisi l’ecosistema fluviale. Si sta lavorando freneticamente per risolvere il problema. Per ora un unico dato certo: il Lago Maggiore che, per salvare il Po, dona parte delle sue acque al Ticino. Ma potrebbe non bastare.
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