Leggi qui la prima parte dell’itinerario nell’Alta Via delle Cinque Terre
Proseguiamo lungo l’Alta Via delle Cinque Terre. Partiti da Portovenere, dopo aver raggiunto il paesino di Campiglia, proseguendo in direzione delle Cinque Terre il paesaggio alterna foreste di pini e castagni che occasionalmente si diradano, per regalare bellissimi scorci sul mare sottostante, lo Scoglio Ferale e il paesino di Schiara.
Attorno, il paesaggio risente fortemente dell’azione dell’uomo, con i tipici terrazzamenti coltivati a vite, attraversati da curiosi mezzi a monorotaia, impiegati dai contadini per spostarsi lungo questi ripidi pendii.
Giunti a 500 metri di quota, il percorso prosegue tra bellissime querce da sughero per poi attraversare la pineta che ospita la Palestra nel Verde (alla quale si può accedere anche in auto dalla carrozzabile litoranea delle Cinque Terre, presso Biassa, sopra Riomaggiore), area sportiva sempre piuttosto frequentata.
Un ultimo tratto nella macchia conduce al cosiddetto Colle del Telegrafo, a 516 metri di quota, dal quale si gode di un paesaggio unico sulle Alpi Apuane, le cave di marmo di Carrara e la verdissima Val di Vara.
Da qui si lascia l’Alta Via per scendere a Riomaggiore (circa 1 ora – Sentiero numero 3), il borgo più meridionale delle Cinque Terre. Lungo il cammino, si incontra il Santuario della Madonna di Montenero (354 m), il più panoramico dei tanti che si trovano in questi luoghi. Più in basso, ben visibile dall’edificio sacro, si trova l’incantevole paesino di Riomaggiore, arroccato sul mare. Da visitare la parrocchiale di San Giovanni Battista e il Castello, che sormonta il centro storico.
Da qui si può prendere uno dei tanti treni che conducono a La Spezia oppure tornare a Portovenere in battello.
I parchi delle Cinque Terre e di Portovenere
I cinque borghi di Riomaggiore, Manarola, Vernazza, Corniglia e Monterosso, tra i luoghi più noti della Liguria, fanno parte del Parco Nazionale delle Cinque Terre, istituito nel 1995 a tutela di un territorio unico, fatto di scogliere a picco sul mare, di borghi abbarbicati alle rocce, macchia mediterranea, terrazzamenti ricoperti da orti e vigneti.
Il braccio di mare sottostante, tra Punta Mesco e Riomaggiore, è tutelato dall’Area Marina Protetta delle Cinque Terre. Il benefico effetto di questa protezione ha coinvolto anche il paese di Portovenere che nel 2001 ha dato vita all’omonimo Parco Regionale. Ne fanno parte la scogliera di calcare del Muzzerone che si estende in direzione delle Cinque Terre, e le isole Palmaria, Tino e Tinetto che emergono dal mare di fronte al paese.
Isole di Liguria
Il Parco di Portovenere ospita la più grande isola ligure, la Palmaria, un’imponente formazione calcarea che emerge dal mare, dando vita, sul lato orientale, a una spettacolare falesia che sfiora i duecento metri di altezza. Lungo questa parete si trovano la Grotta Azzurra e la Grotta dei Colombi, dove sono stati ritrovati resti fossili di animali pleistocenici e tracce di sepolture, che attestano la presenza stabile dell’uomo almeno cinquemila anni fa. L’isola è visitabile in 4-5 ore percorrendo un tortuoso sentiero ad anello (segnavia bianco/rosso); sulla sommità, in un vecchio fortino, si trova il Centro di Educazione Ambientale, aperto in estate.
Alle spalle della Palmaria si trova la più piccola Isola del Tino: zona militare, può essere visitata soltanto il 13 settembre di ogni anno, in occasione della festività in onore di San Venerio, patrono dell’Isola. Oltre il Tino, si trova l’isolotto del Tinetto, poco più di uno scoglio. Da Portovenere, in traghetto, è possibile circumnavigare l’arcipelago e approdare poi alla Palmaria.
Terra di santuari
Arroccato in posizione panoramica sulle alture che sovrastano Riomaggiore, il Santuario di Montenero è uno dei più noti e accessibili edifici sacri delle Cinque Terre. Le prime notizie fanno risalire la sua costruzione al 1335, con l’intento di custodire una preziosa immagine della Madonna, oggi andata perduta.
L’attuale struttura dell’edificio è comunque frutto di numerose ristrutturazioni, l’ultima a metà del 1800. Il santuario, oltre che dal vicino Colle del Telegrafo, si può anche raggiungere dalla strada litoranea delle Cinque Terre in circa 20 minuti a piedi.
La vita della macchia
Gran parte del paesaggio lungo l’itinerario è dominato dalle piante sempreverdi della macchia mediterranea che si spingono fino ai margini delle scogliere.
Abbondano le vistose fioriture di cisti e corbezzoli e proprio quest’ultima specie in autunno regala i suoi copiosi e saporiti frutti. Nei tratti più esposti invece, si ammirano i folti cespi dell’euforbia arborea, una bella pianta, qui comune, che perde le foglie in estate per limitare la perdita di acqua.
Il pino d’aleppo e il leccio sono le specie di taglia maggiore e costituiscono un ottimo rifugio per tassi, cinghiali, volpi e altri mammiferi che vivono nella macchia. Gli arbusti più fitti ospitano il nido di uccelli tipici della macchia, come la sterpazzolina, l’occhiocotto e la magnanina. Lungo le scogliere a picco, si può vedere il falco pellegrino, mentre verso Portovenere si trova una grande colonia di gabbiani reali, che nidifica sulla Palmaria.
Nella macchia si incontrano facilmente lucertole, ramarri e biacchi, un combattivo, ma innocuo, serpente grande nemico dei sauri. Anche gli artropodi sono abbondanti: la specie più appariscente è la ninfa del corbezzolo, una grande farfalla colorata, caratteristica di questo ambiente dal clima mite.
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