Il latte di mandorla è tra le bevande vegetali più amate dai consumatori tanto che, negli Stati Uniti, le sue vendite hanno superato quelle del latte di soia.
L’impatto ambientale
L’80% delle mandorle arriva dalla California e per produrre una mandorla sono necessari 5 litri d’acqua. Facile quantificare l’impatto che la crescente richiesta di questa bevanda ha su una zona del Pianeta già pesantemente provata dalla siccità. Inoltre, lo sfruttamento delle falde acquifere per scopi agricoli sta modificando la geografia della Regione che, in alcune aree, sprofonda al ritmo di 27 centimetri all’anno.
Il paragone nutrizionale
Le mandorle sono uno dei semi più ricchi di sostanze nutritive, fra cui grassi buoni e fibre. Recenti studi hanno anche indicato come il consumo di mandorle sia benefico per la prevenzione di malattie cardiovascolari.
Inoltre, il latte di mandorla è naturalmente privo di lattosio e offre un alternativa cruelty free.
Nonostante il sapore dolce, il latte di mandorla contiene meno zuccheri (in media 1.7 grammi ogni litro) di quello vaccino (5 grammi) e apporta una buona percentuale di calcio (7 milligrammi per litro).
Per contro, le bevande vegetali a base di mandorla, in realtà, contengono in media il 2% di questo ingrediente. Per il resto, sono composte da zuccheri, acqua ed emulsionanti e stabilizzanti. Le percentuali variano a seconda della marca, quindi, prima di scegliere è sempre bene leggere con attenzione l’etichetta.
Inoltre, rispetto al comune latte vaccino l’apporto proteico è decisamente limitato: un litro di latte intero apporta in media 3.5 grammi di proteine, mentre le bevande a base di mandorla solo 0.5 grammi.
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