Chi fotografa gli animali sa benissimo che a volte le attese possono essere lunghissime. Per questo motivo, soprattutto nei mesi freddi, ci si deve equipaggiare in modo adeguato per far fronte alle lunghe ore d’immobilità sotto un capanno di tela, di frasche o di leggero compensato, come quello che ho approntato in un boschetto nei pressi di casa mia. In inverno non ho una grande autonomia e difficilmente resisto in quelle condizioni più di 4-5 ore. Quel giorno di fine gennaio, pur non essendoci neve, il freddo era abbastanza pungente e le mie solette chimiche avevano finito di emanare calore, essendo già trascorse circa quattro ore da quando le avevo incollate alle calze. Stavo decidendo, quindi, di uscire dal mio nascondiglio, quando, udii il caratteristico “miagolio” di una poiana che venne a posarsi su un albero a circa venti metri di distanza. Io ero appostato proprio per riprendere il rapace e, infatti, avevo messo una carcassa di pollo tra l’erba a una distanza utile per fotografare con il 200 mm (con il vetro a specchio del capanno posso permettermi ottiche corte). La poiana comunque non voleva saperne di staccarsi dal suo ramo ed io decisi di resistere fino a quando potevo; mancava poco alle 14. Alle 17 però, la luce si fece davvero scarsissima e a 5000 ISO, la reflex registrava 1/30 di secondo. Optai, quindi per aspettare altri 10 minuti prima di cedere le armi di fronte al pennuto. Ebbene allo scadere dei 10 minuti, la poiana lasciò finalmente il posatoio e arrivò sulla carcassa di pollo (ben nascosta nell’erba poiché non è affatto fotogenica), allargando le ali come a proteggere il suo facile pasto. Non ebbi modo di fare tanti scatti, perché la luce scese ulteriormente dopo pochi minuti, ma la mia soddisfazione fu comunque grande, da premiare la lunga attesa.
Dati tecnici: Nikon D500 con obiettivo 70-200 f/2,8 usato a tutta apertura, come ricordato prima il tempo di scatto fu 1/30 sec. a 5000 ISO.
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