Il governo ha annunciato un piano che mira all’uccisione di 2 milioni di gatti selvatici entro il 2020. I piccoli felini, infatti, sono il nemico numero uno dell’Australia, perché minacciano la biodiversità.
Secondo le stime del governo australiano, la popolazione di gatti selvatici nel Paese ammonterebbe a 6 milioni di animali. Davvero troppi, tanto da essere diventati una seria minaccia per la biodiversità dell’isola.
Quaranta specie minacciate dai gatti
Il piano di sterminio dei gatti – che certamente è destinato a sollevare polemiche – si è reso necessario al fine di garantire la sopravvivenza di 40 specie endemiche; il governo ha stilato una lista di 20 specie di mammiferi e altrettante di volatili che sarebbero a serio rischio sopravvivenza.
Da quando sono arrivati sull’isola – nel XVII secolo – i gatti domestici hanno cominciato a espandersi rapidamente, tanto da essere ormai presenti sulla quasi totalità del territorio australiano.
Un milione di animali uccisi al giorno
I gatti, dunque, rappresentano la minaccia maggiore alla sopravvivenza delle specie autoctone. Secondo le stime governative, gli innocui felini domestici rinselvatichiti ucciderebbero ogni giorno un milione di mammiferi e 1,7 milioni di rettili.
Un piano simile era stato annunciato a inizio anno anche in Nuova Zelanda: qui i gatti selvatici stanno portando all’estinzione il kiwi, uccello simbolo del Paese.
Uccisi con esche avvelenate
A far discutere, tuttavia, è la modalità con cui si è deciso di eliminare i gatti, che saranno uccisi con delle esche avvelenate. Metodo che è stato definito crudele dalla PETA, che auspica vengano trovate strategie di contenimento meno invasive.
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