Le barene rappresentano, nell’area geografica dei litorali e delle lagune del Veneto, uno degli ambienti in assoluto più ostili alla vita delle piante. La natura asfittica dei suoli compatti, putridi e intrisi di sale, a cui si aggiungono la sommersione dovuta alle alte maree maggiori, i venti sostenuti, il rigido clima invernale e la forte insolazione ed evaporazione estiva – con conseguenti, elevatissime concentrazioni di sale – rendono infatti le barene uno dei luoghi più difficili per i processi di colonizzazione vegetale.
La selezione è dunque fortissima e tale da ammettere, nel popolamento floristico, soltanto le specie vegetali che un lungo processo evolutivo ha dotato di adattamenti del tutto speciali per sopportare l’eccesso dei cloruri che rendono l’acqua, pur abbondante, di difficile utilizzazione (aridità fisiologica).
La flora delle barene
In questi ambienti salati possono vivere solo poche specie di piante, quasi esclusivamente di tipo erbaceo: sono le cosiddette piante alofile.
Le specie floristiche sono tutte caratterizzate da conseguenti adattamenti (hanno foglie e fusti succulenti, superfici protette dall’eccessiva traspirazione, superfici fogliari ridotte ecc.) e in ragione della selezione dovuta ai fattori descritti, se da un lato sono poco numerose, dall’altro i popolamenti possono essere particolarmente estesi e monospecifici.
Fra le presenze più vistose vi è lo Statice o Erica delle barene (Limonium narbonense), una pianta perenne alta dai 30 ai 70 cm; insignificante in fase vegetativa, durante la quale è dotato solamente di foglie basali allungate disposte a rosetta, è invece ben evidente nel periodo tardo estivo-autunnale, quando lo scapo fiorale si allunga in una pannocchia fitta di piccoli fiori rosa o violacei. Le foglie e il fusto risultano appiccicosi al tatto perché coperti di cellule secretrici che riversano all’esterno i sali in eccesso assorbiti dalla pianta, una raffinata specializzazione fisiologica che le permette di sopravvivere a concentrazioni elevate di cloruri tossici.
Vi è poi l’Astro marino (Tripolium pannonicum) che fiorisce nella tarda estate, da agosto fino ad ottobre-novembre, con fiori azzurro-violacei al centro dei quali spicca un bottone di piccolissimi fiori gialli. Il suo adattamento alla vita su suoli salmastri consiste nel possedere foglie carnose, per ottimizzare l’immagazzinamento di acqua e nell’avere delle radici quasi impermeabili al sale.
Una delle più caratteristiche piante della Laguna di Venezia è la Salicornia veneta (Salicornia veneta), specie endemica delle coste veneziane; riesce a vivere nelle depresse zone centrali della barena, dove l’acqua ristagna in superficie anche dopo il deflusso e dove, soprattutto d’estate, l’evaporazione accentua la salinità del suolo.
Anch’essa è una pianta succulenta, con foglie piccolissime che aderiscono al fusto, in modo tale da evitare al massimo la perdita d’acqua.
Le Salicornie, come dice il nome, contengono molti sali tra i quali quelli di iodio e di bromo: per questo i loro succhi avrebbero le proprietà di fornire iodio agli ipotiroidei e di avere un effetto calmante. Contengono vitamina C e la loro attività antiscorbutica era conosciuta dai Vichinghi che ne facevano scorte nelle loro lunghe navigazioni. Le elevate concentrazioni di sale all’interno delle loro cellule, permettono di contrastare l’elevata pressione osmotica delle soluzioni circolanti nel suolo. La fioritura è tardo estiva (luglio-ottobre) e forma nei periodi autunnali densi cespugli dalle tinte rossastre.
Le stagioni della barena sono così scandite dalle sfumature cromatiche dovute al prevalere dell’una o dell’altra specie, con tonalità dorate, rosse, viola intenso, verde ceruleo e giallo che assegnano a questo ambiente un notevole interesse estetico-paesaggistico.
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