Era una domenica pomeriggio e decisi di andare a far visita a mia zia Angela. Quando arrivai davanti casa sua, la scorsi in giardino, seduta sul dondolo da giardino, intenta a leggere un romanzo. Aveva il viso colorito e un’espressione attenta e, poiché era lievemente sorda, non sentì il rumore dei miei passi che giungeva dal vialetto di entrata. Soltanto quando una leggera ombra si proiettò sulla pagina del romanzo di Georges Simenon, lei alzò lo sguardo. Io le sorrisi.
«Ti sei data ai romanzi gialli» osservai io, indicando il libro con lo sguardo.
«Sì, ultimamente devo dire che non mi dispiacciono, anzi, te li consiglio. In ogni caso sono contenta di vederti, mi fa piacere che tu sia venuto a trovarmi. Adesso ti preparo un bel caffè con due biscottini» disse la zia.
Io annui sorridendo. Mi sedetti sulla panca in attesa. Di fronte a me si era seduta Artemide, la setter irlandese di mia zia, e mentre mi fissava, continuava a grattarsi insistentemente. Insospettito da quel continuo grattamento, con la scusa di due coccole, la controllai e notai la presenza di pulci.
«Zia, ma Artemide ha le pulci! Le metti l’antiparassitario?» le dissi ad alta voce mentre sta arrivando con il vassoio colmo di biscotti.
«Ma no lasciamole stare! Sennò il cane tutto il giorno si annoia! Almeno passa il tempo a grattarsi…» rispose la zia e aggiunse «Altro che percorsi di rieducazione, giochi di attivazione mentale, psicofarmaci per combattere la noia…semplicemente sospendete gli antiparassitari!».
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