Dai giardini vengo a voi, figlie della montagna!
Dai giardini, ove la natura convive con l’uomo industre
allevando e allo stesso tempo essendo allevata.
Ma voi, stupende, vi ergete come titani
su di un mondo pacifico, e appartenente a voi soltanto
e al cielo che vi nutre ed alleva, e alla terra che vi ha generato.Nessuna fra voi ha appreso dagli uomini
e vi ha affollate libere e allegre sulla forte radice
insieme annodate, afferrate lo spazio con energiche braccia
come fa l’aquila con la preda
e contro le nuvole ergete al sole la vostra cima.Ognuna di voi è un mondo, e come le stelle
vivete libere e alleate, simili a déi.
Se potessi sopportare la servitù, non invidierei
questa foresta, e docile mi chinerei alla vita comune.
Se non mi legasse alla vita socievole il cuore
che non riesce a non amare, come vorrei vivere con voi!
F. Hölderlin – Le querce
Come sempre, abbiamo solo da imparare da Madre Natura. La quercia è una pianta affascinante, con una storia biologica e simbolica millenaria. Per molti è solo una pianta, ma per chi sa riconoscerla a diversi metri di distanza è inutile, la quercia attira e attrae verso di sé un profondo rispetto e un silenzio che può essere rotto soltanto dalla meraviglia. Ecco che forse le parole giuste ci sono suggerite proprio da Hölderlin «Ma voi, stupende, vi ergete come titani / su di un mondo pacifico, e appartenente a voi soltanto / e al cielo che vi nutre ed alleva, e alla terra che vi ha generato».
Le piante non conoscono guerra e odio; il loro mondo è in equilibrio e sono in sintonia con il cielo che manda loro la pioggia e con la terra che le genera e offre loro nutrimento. Le quercie non sono laureate e non hanno grandi titoli accademici da esporre sui loro tronchi, «nessuna fra voi ha appreso dagli uomini», eppure vivono libere (mentre noi siamo in servitù e non la sopportiamo, come il poeta scrive: «se potessi sopportare la servitù, non invidierei / questa foresta, e docile mi chinerei alla vita comune»), custodiscono quel segreto che nessun essere umano conosce – altrimenti non lotteremmo contro alcuni uomini che preferiscono distruggere anziché coltivare e custodire – e che permette loro di ergersi fino al cielo, ergere contro le nuvole al sole la loro cima, senza alcun atteggiamento superbo, altezzoso o presuntuoso; senza pensare di valere per forza più delle altre piante. La quercia sa bene che per vivere in equilibrio c’è bisogno di tutti. Quel segreto vitale permette loro di rimanere salde con le loro radici e nessuna tempesta, nessuna alluvione le porterà via, poiché il loro legame è saldo.
Non è un caso infatti che in latino la parola robur, oris significhi quercia e anche forza, ad indicare qualcosa di saldo e inviolabile.
E chissà che la quercia non sia davvero qui a difesa di tutte le altre piante, ad ammonirci su quale sia la vera forza, su dove si debbano mettere bene le radici e quali siano i legami che neanche una violenta tempesta porterebbe via.
Hölderlin, il poeta nella torre
Friedrich Hölderlin nasce a Lauffen am Neckar, in Germania, nel 1770. Inizia fra il 1784 e il 1788 gli studi di teologia prima presso i seminari di Denkendorf e Maulbronn, poi all’università di Tubinga, dove conosce Hegel e Schelling. Rifiutò sempre l’incarico di pastore e si rivolse alla scrittura e alla carriera accademica; divenne precettore e bibliotecario. Infine si rifugiò nella sua torre a Tubinga, sul Neckar. Morì nel 1843.
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