Le trivelle in mare per la ricerca di petrolio stanno uccidendo l’ecosistema marino. È questo il risultato di un ricerca condotta da un team australiano di biologi marini e che ha puntato il dito contro i danni spesso sottovalutati.
La pubblicazione dello studio sulla rivista scientifica Nature Ecology & Evolution, inoltre, arriva a pochi giorni dall’annuncio del Us National Marine Fisheries Service di voler iniziare esplorazioni nell’Atlantico alla ricerca di giacimenti di petrolio.
Scoppi prolungati
L’ispezione del suolo tramite airgun genera suoni intensi, del tutto paragonabili a quelli di un’esplosione di dinamite. Questi suoni, che riprendono a intervalli di circa 10 secondi, durano per settimane o addirittura mesi. Un inquinamento acustico incessante, che causa la morte di milioni di pesci e cetacei, frastornati dai boati.
Cala lo zooplancton
Lo studio ha però evidenziato un altro fattore di rischio: laddove sono in corso esplorazioni per la ricerca di petrolio, lo zooplancton diminuisce drasticamente.
Lo studio ha evidenziato un calo del 64% della concentrazione di zooplancton, dopo solo un’ora dallo scoppio, in un raggio di 1.200 metri dal luogo in cui è avvenuto.
Una percentuale allarmante, che indica chiaramente come il problema sia di più vasta portata. «Lo zooplancton è alla base della catena alimentare e il suo calo porterebbe a un preoccupante effetto domino – hanno detto i ricercatori -. Questa ricerca mostra l’urgente necessità di studiare nuove forme per la ricerca in mare degli idrocarburi».
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com