A quanto pare c’è ancora posto, perché dopo essere quasi scomparse completamente dalla nostra penisola, le lontre stanno tornando.
Tutti hanno un’idea più o meno vaga di cosa sia una lontra, ma almeno per la mia personale esperienza, in pochissimi sanno della sua presenza in Italia.
La lontra Eurasiatica (Lutra lutra) è la specie di lontra diffusa in gran parte di Europa e Asia e in alcune zone del Nord Africa.
La sua presenza in Italia era massiccia agli inizi del secolo scorso ma (come per molti altri animali selvatici) la progressiva urbanizzazione, l’inquinamento dei fiumi e la caccia scriteriata hanno causato un crollo che sembrava irreversibile.
Negli ultimi anni però si sta registrando in Italia una modesta ripresa, che va in controtendenza rispetto al declino della specie a livello globale; la popolazione di lontra che era ridotta a un nucleo residuale nel centro-sud ha cominciato ad espandersi, e le lontre sono tornate a “farsi vive” in regioni dove erano estinte.
Una di queste regioni è l’Abruzzo, dove è stato avviato un progetto per il monitoraggio della lontra: il Progetto Lontrack, ideato e capitanato dalla biologa Laura Lerone, che ha gentilmente risposto a qualche domanda.
Come è nato il progetto Lontrack e di cosa si tratta?
“Lontrack è il nome che ho voluto dare al progetto nato con il mio dottorato di ricerca sulla lontra in Abruzzo. Proprio perché poco conosciuta in Italia, ho cercato un modo per avvicinare le persone al mio progetto di ricerca, creando anche un sito, e tentando di spiegare, in concreto, i metodi utilizzati e i risultati ottenuti durante lo studio. Spesso la ricerca universitaria è poco fruibile ai non addetti perché tutto si riporta sulle riviste scientifiche e nei convegni ma non sempre viene divulgato. Senza la consapevolezza e la conoscenza di quello che abbiamo nel nostro territorio, probabilmente non c’è futuro per la conservazione. Ho quindi cercato di dare il mio contributo per colmare qualche piccolo vuoto e per far apprezzare un po’ di più un animale così bello ed accattivante eppure così poco conosciuto.”
La lontra in Italia ha avuto una storia difficile, nonostante il suo ruolo nell’ecosistema fluviale.
Agli inizi del ‘900 la lontra era presente in tutta la penisola. La sua diffusione si è poi drasticamente ridotta nel corso del secolo. Le cause principali di questo declino, che è avvenuto non solo in Italia ma in tutta Europa, sono state la massiccia presenza di sostanze inquinanti nei corsi d’acqua, la perdita e degradazione degli habitat fluviali e ripariali, e la forte pressione venatoria sulla specie che veniva cacciata per la sua pregiata pelliccia. La lontra è così scomparsa progressivamente dal nord e dal centro Italia resistendo solo in alcuni bacini del sud. Negli ultimi anni stiamo assistendo ad una lenta ri-espansione della specie che è tornata a nuotare anche nei fiumi dell’Abruzzo. La lontra si sta anche spingendo più a sud rispetto agli anni passati, espandendosi maggiormente in Puglia e in Calabria. È stata segnalata inoltre in Friuli Venezia Giulia e in provincia di Bolzano. Nel caso del nord Italia, le lontre stanno valicando i confini nazionali entrando dalla Slovenia e dall’Austria, mentre nel centro e sud Italia l’espansione avviene a partire dal nucleo meridionale mai estinto.
La lontra è un carnivoro specializzato e si trova all’apice della catena trofica in molti ambienti acquatici. Come la maggior parte dei predatori al vertice, la lontra gioca un ruolo importante nell’influenzare la struttura e la funzionalità degli ecosistemi in cui vive. Attraverso la predazione, svolge un ruolo di “controllo” sulla comunità ittica, che a sua volta influenza i livelli trofici di base fino ai produttori primari.
Qual è il futuro della lontra in Italia?
Al momento mi definirei moderatamente ottimista. Considerando l’espansione della specie che stiamo registrando in questi anni, io spero che il futuro della lontra possa essere più roseo rispetto al suo passato. Purtroppo l’ottimismo da solo non basta!
L’impegno dei gruppi di ricerca che si occupano di lontra non è solo quello di monitorare costantemente la situazione ma è anche quello di creare le migliori condizioni possibili affinché la specie possa continuare a sopravvivere e ad espandersi. Questo significa impegnarsi per proteggere gli habitat fluviali e ripariali, laddove possibile ripristinare la naturalità degli argini e ridurre la cementificazione delle sponde. Un campanello d’allarme riguarda gli investimenti stradali che stanno uccidendo diverse lontre soprattutto nel sud Italia.
La presenza di individui giovani che vanno in dispersal, cioè si allontanano dal luogo di nascita per esplorare e stabilire un loro territorio, da una parte è una buona notizia per lo stato della specie ma dall’altra costituisce un pericolo per questi animali che rischiano di venire investiti. Ricordiamo che stiamo comunque parlando di una specie ancora a rischio di estinzione e quindi anche la perdita di pochi individui giovani e quindi riproduttivi può rappresentare un danno cospicuo, soprattutto nelle zone in cui la popolazione è esigua.
Illustrazione: Silvia Venturi
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com