Non c’è solo l’orango tra le specie minacciate dalla deforestazione in Indonesia per far spazio alle piantagioni di palme.
Uno nuovo report dell’associazione ambientalista Mighty mostra come altre due specie siano a serio rischio di estinzione.
La prima di queste è il canguro arboricolo dal mantello dorato (Dendrolagus pulcherrimus), specie originaria ed endemica proprio dello stato del Sud Est asiatico.
Il piccolo canguro è stato scoperto solo nel 1990 e – come il nome stesso suggerisce – ha la peculiarità di utilizzare la coda per aggrapparsi ai rami degli alberi. Il suo areale di distribuzione è molto ridotto, dal momento che si stima che sia presente solo sul Monte Sapau, nella regione dei Monti Torricelli in Papua Nuova Guinea e sui Monti Foja, nella regione indonesiana di Papua.
A causa della massiccia deforestazione, l’habitat del canguro arboricolo dal mantello dorato si è ulteriormente ridotto e, secondo le stime dell’associazione Mighty, ne resterebbero solo 250 individui. «La salvaguardia di questa specie è una corsa contro il tempo – ha detto Deborah Lapidus, portavoce dell’associazione ambientalista -. La zona dove il canguro abita è stata completamente disboscata e data alle fiamme per permettere le nuove coltivazioni di palme».
Anche un altro animale condivide la sorte incerta del canguro arboricolo dal mantello dorato. Si tratta del cusco maculato comune (Spilocuscus maculatus), marsupiale arboricolo della famiglia dei Falangeridi e dalla coda prensile.
Attualmente, l’IUCN (L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) non considera il cusco a rischio estinzione ma, secondo le associazioni che operano sul territorio, se la deforestazione non sarà arrestata anche la popolazione di questo animale rischia di venir decimata.
In 25 anni persi oltre 30 milioni di ettari
In solo 25 anni, l’Indonesia ha visto andare in fumo oltre 30 milioni di ettari di foresta vergine. Un danno immenso per la biodiversità, alimentato anche dalla costante richiesta di olio di palma da parte delle compagnie straniere.
A inizio anno, Greenpeace ha puntato il dito contro le multinazionali Pepsico, Johnson&Johnson e Colgate-Palmolive, colpevoli di non fare ancora abbastanza per garantire ai consumatori che l’olio di palma presente nei loro prodotti provenga da fonti certificate.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com