Il 17 febbraio scorso si è tenuto a Castelbuono, nel Parco delle Madonie in Sicilia, il primo di quattro incontri previsti per discutere della possibilità di proporre l’unione dei due Parchi regionali delle Madonie e dei Nebrodi in un unico grande Parco nazionale.
Al vertice hanno partecipato oltre al sindaco di Castelbuono Mario Cicero, anche il primo cittadino di Rocca di Caprileone Bernadette Grasso, il presidente del Gal dei Nebrodi Francesco Calanna, il sindaco di Santo Stefano di Camastra Francesco Re, il presidente del Gal Madonie Francesco Paolo Migliazzo, il presidente del WWF Sicilia Pietro Ciulla e il presidente Uncem Nazionale Marco Bussone. Al tavolo era prevista la partecipazione di Legambiente Sicilia che ha però declinato l’invito.
La posizione di Legambiente
L’assenza di Legambiente al tavolo di confronto si spiega con la contrarietà dell’associazione a questa iniziativa. Secondo il presidente di Legambiente Sicilia Giuseppe Alfieri, «L’Associazione è uno dei pochi soggetti che da anni si impegna affinché si istituiscano i Parchi nazionali in Sicilia. A partire dall’istituzione del Parco nazionale dell’Etna, il più grande vulcano attivo d’Europa e uno dei pochi siti Unesco individuati per motivi naturalistici e già inserito tra le aree prioritarie di reperimento previste dalla L. 394/1991, oltre che dal dare compiuta attuazione alla Legge n. 222 del 29/11/2007 con l’immediata istituzione del Parco degli Iblei (definito da mesi) e successivamente di quelli delle Eolie e delle Egadi già previsti da oltre 15 anni dal legislatore nazionale».
Del resto l’istituzione di Parchi nazionali in Sicilia ha sempre visto un iter lunghissimo e difficoltoso. Basta ricordare che si attende ancora almeno da 16 anni, ovvero dalla legge n. 222/2007, l’istituzione di tre Parchi nazionali: Isole Egadi e Litorale Trapanese, Isole Eolie e Monti Iblei. Madonie e Nebrodi, dunque, possono aspettare anche perché «senza mettere in discussione i valori naturalistici dei due Parchi regionali», continua la nota diffusa dall’associazione, l’iniziativa sembrerebbe essere legata «non a caratteri di valutazione tecnica bensì a logiche di contingenza politica o, peggio ancora, solo in relazione alle fonti di finanziamento».
Parchi regionali in difficoltà?
Da diverso tempo gli Enti Parco regionali della Sicilia, nello specifico Madonie, Nebrodi, Etna ed Alcantara, devono fare fronte alle modeste risorse che i governi regionali hanno stanziato. Un destino che sembra proseguire anche con l’attuale governo Schifani che, alla prima legge di bilancio varata con la nuova maggioranza, ha indirizzato complessivamente per i 4 Parchi Regionali 479.839,64 euro (con una ripartizione territoriale per Parco non omogenea ma basata sull’estensione dell’area protetta e sul numero di abitanti).
Fondi dunque con cui i Parchi regionali siciliani dovranno far fronte alle spese di gestione che prevedono non soltanto il raggiungimento degli obiettivi istituzionali, ma anche il sostenimento delle spese correnti.
Basta comunque scorrere altre realtà siciliane destinatarie dei fondi della Legge di Bilancio per rendersi conto quanto il governo siciliano non abbia a cuore il destino delle aree protette siciliane. La musica, ovviamente, con un Parco nazionale sarebbe ben diversa: ogni anno il governo centrale stanzia milioni di euro per i Parchi italiani. Ha ragione Legambiente, dunque?
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