Se nel 2021 le temperature dell’Oceano hanno segnato un nuovo record, raggiungendo i valori più caldi mai misurati per il sesto anno consecutivo, è il Mediterraneo a destare le maggiori preoccupazioni, perché si conferma il bacino che si scalda più velocemente.
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Advances in Atmospheric Sciences, “Another record: Ocean warming continues through 2021 Despite La Niña Conditions”, le serie temporali delle temperature nel Mediterraneo mostrano aumenti più intensi rispetto a quelli osservati alle medesime profondità intermedie in altre zone degli oceani.
«Dalla primavera 2013, constatiamo un riscaldamento progressivo nello strato tra 150 e 450 m di profondità (ma i valori di temperatura sono in aumento anche a profondità maggiori), con una crescita ancora più evidente tra il 2014 e il 2017, seguita da un leggero calo nel 2018-2019 e una risalita ulteriore nel 2021» sottolinea Simona Simoncelli dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).
Con lei hanno firmato lo studio altri 23 ricercatori internazionali di 14 istituzioni, tra i quali anche Franco Reseghetti di ENEA, l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA).
Come l’esplosione di 7 bombe atomiche al secondo
I ricercatori evidenziano che la variazione del contenuto termico degli oceani nel 2021 è equivalente all’energia che si otterrebbe facendo esplodere 7 bombe atomiche ogni secondo per tutta la durata dell’anno. E il nuovo record, avvertono, è stato toccato nonostante nel 2021 si sia manifestato il fenomeno meteorologico conosciuto come La Niña che ha contribuito a limitare il riscaldamento nell’oceano Pacifico.
“È molto importante sottolineare che l’Oceano assorbe poco meno di un terzo della CO2 emessa dall’uomo, ma il riscaldamento delle acque riduce l’efficienza di questo processo, lasciandone una percentuale maggiore in atmosfera» avverte Simona Simoncelli.
Il monitoraggio in Mediterraneo
Con il partner Grandi Navi Veloci, dal 1999 il progetto MACMAP dell’INGV, cui partecipa ENEA, sfrutta le navi commerciali che percorrono la rotta tra Genova e Palermo per acquisire dati di temperatura nei mari Ligure e Tirreno.
«Durante l’ultima campagna di rilevamento dati, a metà dicembre 2021, sono rimasto prima sconcertato e poi sempre più sconfortato dai dati che comparivano sul monitor del sistema di acquisizione» afferma Franco Reseghetti dell’ENEA. «In pratica ha iniziato a scaldarsi in modo evidente anche una zona più profonda rispetto al passato.
Questa acqua calda ha iniziato a invadere il Tirreno da sud, interessando una zona di mare sempre più ampia e a profondità crescenti. Purtroppo la strada intrapresa negli ultimi anni dal mar Mediterraneo sembra abbastanza chiara con valori sempre crescenti di energia presente nelle sue acque che rimane a disposizione per l’interazione con l’atmosfera dando sempre più spesso origine ad episodi meteo estremi come ondate di calore e violenti fenomeni precipitativi sconosciuti in precedenza in queste zone» conclude Reseghetti.
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