Le abbiamo trovate nei nostri mari, poi nei pesci, poi ancora nella birra, nell’acqua che beviamo ed infine, come è lecito attendersi, anche nel nostro organismo.
Parliamo di microplastiche, le microscopiche fibre polimeriche che si separano da oggetti madre per il deterioramento, per esempio, dei rifiuti abbandonati in natura oppure di oggetti sottoposti ad usura (es. il lavaggio di particolari fibre come il pile).
Adesso che queste particelle hanno superato la barriera del corpo umano, che effetto possono avere sulla nostra salute?
A giudicare da diversi studi condotti di recente, le risposte a questa domanda non sono assolutamente rassicuranti. Secondo i risultati di una ricerca presentata il 3 ottobre scorso al Plastic Health Summit di Amsterdam, le cellule del nostro sistema immunitario che riconoscono ed attaccano le particelle di microplastica presenti nel nostro organismo, muoiono rapidamente proprio a seguito dell’avvenuto contatto.
Microplastiche e morte cellulare
Gli esperimenti, effettuati presso i laboratori del Centro di Utrecht sull’Immunologia Quantitativa (UMC), sono stati condotti mettendo insieme a coltura particelle di microplastica rivestite di plasma sanguigno e cellule immunitarie umane.
Entro le 24 ore di durata dell’esperimento, il 60% delle cellule immunitarie presenti nel piattino ed a contatto con le microplastiche è morto. Un tasso di morte di gran lunga superiore a quello di cellule immunitarie testate in piatti di coltura privi di particelle di microplastica (20% entro 24 ore).
I ricercatori hanno quindi osservato come le cellule immunitarie a contatto con le microplastiche muoiano tre volte più rapidamente di quelle che non vengono a contatto con queste ultime. Si tratta, sempre secondo gli studiosi, di un tasso di morte di gran lunga superiore a quello indotto dal contatto con batteri o corpi estranei. Tra l’altro, alcune di queste forme accelerate di morte cellulare possono provocare una risposta infiammatoria nel corpo umano, con degli effetti tutti da approfondire.
Il timore degli scienziati
I risultati di questa ricerca hanno già allarmato il mondo scientifico, secondo la prof. Nienke Vrisekoop: «Questi risultati sollevano seri interrogativi sull’impatto delle microplastiche sulla nostra salute. È necessario continuare ad indagare attraverso ricerche mirate, per avere presto un quadro il più completo possibile».
Dello stesso avviso Sian Sutherland, co-fondatore di Plastic Planet: «Le scoperte di oggi allarmano chiunque abbia a cuore la propria salute o quella dei propri figli. La produzione di plastica continuerà ad aumentare nei prossimi decenni, dobbiamo dunque chiederci se valga la pena continuare così o se finalmente possiamo iniziare seriamente a “chiudere il rubinetto”. In questo senso il Plastic Health Summit è un appuntamento vitale per comprendere le dimensioni dell’impatto dell’uso e del consumo dei materiali plastici sulla nostra salute».
Si aggiunge al coro anche la voce di David Azoulay, direttore dell’Environmental Health Program del Center for International Environmental Law: «Gli impatti dimostrati lungo il ciclo di vita della plastica dipingono un quadro inequivocabilmente tossico: la plastica minaccia la salute umana a livello mondiale. È giunto il momento che le aziende di tutto il mondo si assumano la responsabilità per la plastica prodotta».
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