Nella stagione riproduttiva la presenza del gheppio (Falco tinnunculus), il cui nome deriva dal tintinnare del suo verso, non può prescindere dalla disponibilità di luoghi adatti alla nidificazione o dalla presenza di vecchi nidi di altre specie.
In alcune riserve naturali romane negli ultimi quindici anni Terna, con l’aiuto dell’associazione Ornis Italica ha istallato sui tralicci delle linee elettriche centinaia di cassette nido per gli uccelli, di queste buona parte viene occupata dai gheppi e da altre specie per deporre le uova ed allevare i piccoli.
I guardiaparco dell’ente Roma Natura ogni anno, durante la stagione riproduttiva del gheppio, effettuano il monitoraggio di tutti i nidi. Salgono sui tralicci per registrare la presenza degli uccelli, per registrare i dati dei nuovi nati e prima dell’involo inanellare i pulli; gli operatori del progetto hanno seguito corsi di formazione tenuti dal personale specializzato di Terna in cui apprendono a salire sui sostegni dell’altissima tensione in sicurezza, sono richiesti il rispetto delle procedure di sicurezza, delicatezza con gli animali, fondamentali il sangue freddo e l’assenza di vertigini! In una sola stagione una squadra di guardiaparco impegnata in quest’attività conta fino a 120 salite sui tralicci, dalla geometria diversa, lontani e difficili da raggiungere; per arrivare ai sostegni non ci sono strade e i punti di accesso sono spesso chiusi, un lavoro fisicamente molto impegnativo per la fatica e le calde temperature estive ma estremamente interessante dal punto di vista scientifico e appagante per il contatto con gli animali.
Ciò che si trova nei nidi artificiali non è sempre ciò che ci si aspetta, a volte si trovano ospiti inattesi al posto dei gheppi, tra gli inquilini insoliti molti allocchi e una volta perfino una civetta; alcuni piccoli non sopravvivono per fame o malattie e in questi casi, fortunatamente rari, gli studiosi rilevano campioni che vengono subito inviati in laboratorio per capire cosa sia successo. Sono stati ritrovati anche esemplari adulti morti che sono stati poi esaminati dall’Istituto Zooprofilattico, il risultato delle analisi di laboratorio indica che l’avvelenamento è tra le maggiori cause di morte della specie oggetto di studio, probabilmente dovuto all’uso di topicidi o altre sostanze usate in agricoltura.
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