Nella Sardegna centro orientale, nel cuore della Baronia, a pochi chilometri dalle sue spiagge incantevoli e il suo mare cristallino, un gigante di granito svetta in mezzo alle vallate circostanti. Stiamo parlando del Monte Senes, nel territorio di Irgoli.
Man mano che si procede in auto lungo la strada che si snoda lungo il versante, gli occhi trovano nuovi orizzonti e lo sguardo raggiunge i monti circostanti: il Tuttavista si erge maestoso sul mare e l’imponente cresta del Montalbo ci appare come l’enorme schiena di un dinosauro addormentato da millenni.
Il Monte Senes è un modesto rilievo roccioso, appena 862 metri sul livello del mare, ma grazie alla sua posizione centrale in mezzo a un paesaggio pianeggiante ci regala una vista unica
Dopo aver costeggiato il sito archeologico di Janna’e Prunas, un villaggio nuragico costituito dai resti di alcune capanne e altri edifici ancora ben conservati, si arriva alla fonte dove lasceremo le auto.
Il Monte Senes è ricco di sorgenti d’acqua potabile, che vengono spesso utilizzate dagli abitanti dei paesi vicini o dagli escursionisti. Il sentiero che ci porterà in vetta inizia da qui.
Procediamo lungo il versante scosceso seguendo quella che, più che un vero e proprio sentiero, sembra una linea di calpestio lasciata dal bestiame. Alla nostra sinistra un meraviglioso affioramento roccioso si staglia contro il cielo, accolto dai verdi intensi del cisto e dell’erica, mentre un volo di chiassosi corvi imperiali viene incorniciato dalle nuvole. Il contrasto di colori è forte e suggestivo.
La vetta si sviluppa seguendo una linea di cresta molto articolata e immersa nella vegetazione. Il sentiero è un tunnel scavato in mezzo a un bosco di erica e corbezzolo. Qui possiamo ammirare le sculture del tempo. Meravigliosi tafoni granitici che nella nostra fantasia prendono le sembianze di animali e genti del passato, trasformando la staticità della roccia in un universo popolato da mille volti. Da qui possiamo osservare il Montalbo, in tutta la sua estensione, da una prospettiva unica.
Dopo circa mezz’ora di cammino arriviamo a un monumento naturale conosciuto col nome di “sa conca isteddata”, la pietra stellata. L’erosione naturale ha scavato la volta di questa piccola cavità rocciosa creando dei varchi verso il cielo al quale deve il suo nome in sardo.
A poca distanza troviamo un altro affioramento roccioso cesellato dai millenni: sa conca de su “banditu”. Queste forme di erosione tipiche del granito si sviluppano dall’interno della cavità verso l’esterno, lasciando quasi intatta la roccia superficiale.
Qualche leccio temerario si ostina a crescere in mezzo ai lastroni rocciosi, sferzato dal vento e dagli agenti atmosferici. Guardando queste splendide forme di vita, il concetto di “resilienza” ci appare sorprendentemente chiaro.
Il vento, una presenza quasi costante in un rilievo così isolato e esposto, ci accompagna fino al termine dell’escursione e dopo una rigenerante sosta alla fonte rientriamo a casa, godendoci gli ultimi scorci offerti dalla stretta strada montana.
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