Fanalino di coda del Vecchio Continente in quanto a qualità dell’aria, le città della Pianura Padana si sono guadagnate posizioni di rilievo nella macabra classifica che stima il tasso di mortalità legato all’inquinamento dell’aria da particolato sottile (PM2.5) e biossido di azoto (NO2) in mille città europee.
Secondo uno studio recentemente pubblicato, condotto dal Barcelona Institute for Global Health, in collaborazione con i ricercatori del Swiss Tropical and Public Health e dell’Università di Utrecht, ben 37 città italiane si trovano fra le prime cento in Europa per rischio di morte da esposizione al PM2.5 e moltissime città della Pianura Padana subiscono il più grave impatto a livello europeo per la cattiva qualità dell’aria, prima fra tutte l’area metropolitana di Milano.
La classifica dell’inquinamento dell’aria vede Brescia, Bergamo e Vicenza rispettivamente al primo, secondo e quarto posto, in quanto a mortalità attribuibile a particolato sottile. Non solo. Torino e Milano sono anche al top della classifica europea, che conta ben 18 città italiane tra le prime cento, relativa all’incremento di mortalità da biossido di azoto, gas che deriva principalmente dal traffico e in particolare dai veicoli diesel.
Una strage evitabile
Se a Milano i numeri parlano di quasi quattromila morti premature ogni anno, anche Napoli e Roma non sono da meno, con rispettivamente 1352 e 1029 vite umane che si potrebbero risparmiare rispettando le Linee guida sulla qualità dell’aria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e i limiti per il PM2.5.
La ricerca ha inoltre evidenziato che la maggiore mortalità da PM2.5 si verifica dove al particolato che proviene da scarichi e abrasione di freni e pneumatici si aggiunge quello dei combustibili solidi utilizzati per riscaldare le case e ha paragonato l’impatto subito dalla popolazione delle città più inquinate con quello, molto inferiore, che si verificherebbe alle concentrazioni misurate nelle città più pulite.
«Il nostro studio – ha sottolineato Mark Nieuwenhuijsen, co-autore della pubblicazione – dimostra che non esiste una soglia di esposizione sicura al di sotto della quale l’inquinamento atmosferico è innocuo per la salute. La legislazione europea attualmente in vigore non è sufficiente a proteggere la salute dei cittadini. Per questo motivo i livelli massimi di NO2 e PM2.5 consentiti dalla legge andrebbero rivisti».
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