Come tutte le storie delle grandi società umane, anche quella delle api comincia con un gruppo di individui nomadi, guidati da un leader, che in questo caso è l’ape regina.
È lei la fondatrice di una nuova colonia, con la sua corte, spesso costituita di migliaia di api che hanno abbandonato con lei il vecchio alveare durante la “sciamatura”, l’uscita in massa che precede la formazione di una nuova colonia. Ma trovare una nuova casa senza l’aiuto dell’uomo, che in molti luoghi del pianeta fornisce alle api appositi ricoveri, non è affatto semplice.
Le esploratrici si mettono all’opera per cercare una cavità in un albero che possa ospitare la colonia e, appena ne individuano una adatta, le operaie cominciano subito a costruire i favi, le strutture di cera destinate a ospitare le larve. Queste nascono da uova prodotte solo dalla regina, in grandissima quantità: fino a 3000 al giorno per le più produttive.
Le giovani operaie, che nascono circa 3 settimane dopo la deposizione, non appena venute al mondo sanno già quello che devono fare, grazie a un set di istruzioni tutelate dai loro geni.
Nulla è lasciato al caso in una colonia di api che può contare anche 80mila individui, che seguono un percorso identico nel corso della loro breve esistenza, della durata di circa 35 giorni durante i mesi estivi. Il primo lavoro che tocca a una giovane operaia, la “gavetta” come potremmo dire noi, consiste nel fare le pulizie: sistemare e levigare le cellette in modo che possano accogliere al meglio le larve deposte dalla regina e i depositi di miele.
I pasti, sotto forma di nettare e polline dei fiori, che poi sarà convertito in miele, sono portati dalle loro compagne più anziane, che si occupano della ricerca del cibo all’esterno.
Gli ingressi delle arnie sono il potenziale punto di entrata per qualsiasi nemico e devono essere difesi. Questo ruolo di guardia viene svolto dalle api guardiane. Queste fanno una specie di “leva militare” che dura un giorno e che segna il passaggio da magazziniera a bottinatrice. Come a un posto di dogana, l’ape guardiana ispeziona le bottinatrici di ritorno, riconoscendole attraverso l’odore. In caso di pericolo, le api guardiane assumono la posizione con gli arti anteriori sollevati, pronte a colpire col pungiglione.
Nel giro di soli 3-5 giorni le operaie cominciano a occuparsi delle altre larve: prima fornendo nutrimento già accumulato e poi, in seguito allo sviluppo di apposite ghiandole, donando alle larve la pappa reale, un composto molto nutritivo e ricco di vitamine, riservato solo ai nuovi nati e alla regina. Finalmente, a circa 10 giorni di età, l’ape comincia a fare i primi voli esplorativi, anche se la sua specialità in questa fase è l’edilizia: riparazioni delle cellette, costruzioni di nuovi favi in coordinamento con altre operaie della stessa età, grazie allo sviluppo di ghiandole in grado di produrre la cera. Finalmente, a circa 18-20 giorni di età, le api sono “promosse” al servizio esterno all’alveare, prima per la difesa nelle immediate vicinanze della colonia, poi per diventare bottinatrici, cioè esploratrici e raccoglitrici di nettare, polline e di acqua.
Comincia una delle fasi più interessanti della vita delle api, ma sicuramente anche la più pericolosa. Il mondo esterno, infatti, è pieno di predatori: uccelli come i gruccioni, ragni con le loro trappole, mantidi religiose e calabroni, senza contare i veleni dell’uomo.
Per difendere loro stesse e la colonia, le api sono dotate di un pungiglione seghettato all’estremità dell’addome, collegato a una ghiandola del veleno. Se un’ape punge un animale con pelle morbida ed elastica, come noi uomini, il pungiglione rimane infisso nella pelle della vittima assieme a una porzione d’intestino, condannando l’insetto a morte certa. Il pungiglione infisso nella carne diffonde un feromone di avvertimento, che induce le altre api nelle immediate vicinanze a pungere per difendere la colonia.
(continua…)
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