A prima vista il paesaggio della faggeta sembra immobile e monotono. La mancanza di un ricco sottobosco non offre alla fauna selvatica grandi possibilità di ricovero e alimentazione.
Nonostante ciò, la vita ha conquistato ogni livello anche di questo ambiente. Nella lettiera, la grande, soffice distesa di foglie che riveste completamente il sottobosco della faggeta, dopo le giornate piovose autunnali, è facile vedere spuntare i funghi: tra questi non sono rari i porcini neri (Boletus aereus), ricercatissimi dai buongustai, ma anche specie fungine meno nobili, spesso simbionti degli alberi.
In primavera, quando la volta della foresta non è ancora così fitta da ostacolare la luce del sole, il sottobosco si ricopre di una distesa di piccoli fiori, come l’erba trinità (Hepatica nobilis), la silvia (Anemone nemorosa), il fior di stecco (Daphne mezereum), l’acetosella (Oxalis acetosella) e la primula (Primula vulgaris).
Ma con l’avanzare della stagione, rimarranno solo qualche isolata felce maschio (Dryopteris filix-mas) e ciuffi di piante erbacee in lotta per ottenere uno spazio al sole.
Anfibi e rettili nel sottobosco della faggeta
Lo scudo formato dalle fronde consente al terreno di mantenersi fresco, favorendo la presenza di numerosi anfibi.
Vicino ai piccoli torrenti vivono la salamandra pezzata (Salamandra salamandra) e la più rara salamandrina (Salamandrina terdigitata e S. perspicillata), endemita italiano.
Sempre qui, a ridosso di piccoli corsi d’acqua montani, si trovano due specie di rana, la Rana temporaria e quella appenninica (Rana italica), esclusiva del nostro Paese.
Tra i rettili, comune è la natrice dal collare (Natrix natrix) che, a un occhio inesperto, può essere scambiata per un serpente velenoso. Mentre gli individui più giovani frequentano le pozze d’acqua, gli adulti conducono un’intensa attività terrestre nei boschi, nutrendosi di anfibi e piccoli roditori.
Insetti
La lettiera è il regno di numerosi insetti. Tra i rami caduti e le foglie, soprattutto nelle ore notturne, si aggirano piccoli predatori, come i centopiedi (genere Lithobius), i ragni lupo (famiglia Lycosidae) e i coleotteri Carabidi, con specie appariscenti come il carabo dorato (Carabus auronitens).
Strettamente legata alle faggete più mature è la splendida Rosalia alpina, un coleottero Cerambicide azzurro cinereo con barrature nere che depone le uova nel legno morto.
Sul suolo della faggeta agiscono anche cacciatori di dimensioni maggiori, come la faina (Martes foina), il toporagno (Sorex araneus) e il topo selvatico (Apodemus sylvaticus). Più in alto, tra i rami, sono invece comuni il ghiro (Glis glis), che sembra riprodursi a seconda della disponibilità o meno di faggiole, e il moscardino (Moscardino avellanarius), entrambi predati dall’elegante martora (Martes martes).
Uccelli
I tronchi grigi e lisci del faggio offrono ben poco rifugio. Poco importa ai picchi che il nido se lo scavano nel legno con il forte becco. Troviamo il picchio verde (Picus viridis), il picchio nero (Dryocopus martius), il picchio rosso maggiore (Picoides major), nelle cui cavità lasciate abbandonate nidificano altre specie di uccelli, come il picchio muraiolo (Sitta europea), lo scricciolo (Troglodytes troglodytes), varie cince (Parus sp.), e anche roditori e rapaci notturni.
C’è poi chi, sempre tra gli uccelli, preferisce rimanersene a terra, nel sottobosco della faggeta, come il luì verde (Phylloscopus sibilatrix), che costruisce il proprio nido con fili d’erba e foglie secche.
La foresta è inoltre il territorio dello sparviere (Accipiter nisus), il predatore più temibile per i piccoli uccelli canori, che caccia anche nel folto del bosco, manovrando rapidamente tra i rami.
Suo fratello maggiore è il più raro astore (Accipiter gentilis) che rivolge la sua attenzione anche ai mammiferi. Di notte il posto di questi rapaci è preso dal gufo comune (Asio otus), dall’allocco (Strix aluco), dalla civetta capogrosso (Aegolius funereus).
Mammiferi
Le grandi distese di faggio sono anche uno dei luoghi dove è più facile osservare i grandi mammiferi europei.
In autunno, durante la stagione degli amori, è facile avvistare il cervo (Cervus elaphus), il più grande ungulato italiano. Anche i caprioli (Capreolus capreolus) sono ormai presenti in molte foreste, così come i cinghiali (Sus scrofa).
Più difficile è avvistare i carnivori, come il gatto selvatico (Felis silvestris), il tasso (Meles meles), la volpe (Vulpes vulpes), per non parlare dell’orso (Ursus arctos) e del lupo (Canis lupus).
Recentemente, tuttavia, una trappola fotografica ha documentato la presenza della lince (Lynx lynx) proprio in una faggeta delle Prealpi Giulie, al confine con la Slovenia.
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