Nel mondo, ovunque e ogni giorno, la Natura è protetta da innumerevoli e sconosciuti eroi “verdi”. Ambientalisti, ecologisti e animalisti che lottano contro i più efferati attacchi alla biodiversità orchestrati dall’uomo: estrazioni petrolifere, disboscamento e bracconaggio, per citare i più noti. Grande risonanza ha avuto la vicenda di Cristian D’Alessandro, l’attivista napoletano di Greenpeace che a settembre dello scorso anno, nelle acque dell’Artico russo, era stato arrestato con l’accusa di pirateria per aver scalato la piattaforma petrolifera Prirazlomnaya, di proprietà della Gazprom, con l’obiettivo di esporre alcuni striscioni di protesta. In manette erano finiti anche altri 27 attivisti e 2 giornalisti free lance, un commando disarmato di idealisti. Il fatto aveva destato grande preoccupazione perché per il reato di “teppismo” in Russia è prevista una pena detentiva di sette anni. Fortunatamente la vicenda ha avuto un lieto fine e Cristian poco dopo Natale è potuto tornare a casa. Ma nascoste nella rete virtuale di Internet si trovano molte altre storie simili. Come quella del capitano Paul Watson, il fondatore della Sea Shepherd Conservation Society, l’organizzazione che da decenni difende dall’estinzione gli animali marini. Su di lui pende una richiesta di cattura internazionale emessa dal Costa Rica, per aver attaccato nel 2002 dei cacciatori di squali, ma lo cerca anche il Giappone per «vandalismo, danneggiamento e messa in pericolo di vita e salute altrui». Watson attualmente si sta nascondendo in mare, dove continua a dirigere le sue navi contro le baleniere e i pescherecci che praticano la pesca illegale. Non sta noi giudicare i suoi crimini, ma è un fatto che, grazie a lui e alla sua organizzazione, negli ultimi decenni si sono salvati da arpioni e reti moltissimi animali come balene, delfini, trichechi, foche, tonni e squali.
Altri eco-eroi, purtroppo, hanno pagato con la vita la loro missione. Come non ricordare Dian Fossey, uccisa nel 1985 per difendere i gorilla del Ruanda. Venendo a tempi più recenti, negli ultimi dieci anni, secondo i dati della Thin Green Line Foundation, sono almeno 1000 i ranger uccisi dai bracconieri nel mondo, di cui 182 solo nei parchi nazionali del Congo. Uomini che difendono elefanti e rinoceronti, gorilla e ghepardi dalla bramosia dell’uomo. E muoiono sul campo. La stessa sorte è toccata a 20 ambientalisti ed ecologisti in Brasile, che secondo Amnesty International sono stati assassinati da forze di sicurezza, bande criminali e paramilitari fra il 2011 e il 2012 perché difendevano l’ambiente e lottavano contro il disboscamento. L’ultima vittima di questa carneficina è il biologo spagnolo Gonzalo Alonso Hernandez, 49 anni, trovato crivellato di colpi alla testa. E poi c’è Jairo Mora Sandoval, 26 anni, attivista del Costa Rica dell’associazione no-profit WideCast, che è stato ammazzato nella spiaggia di Moín dove proteggeva le “sue” tartarughe liuto, le tartarughe marine più grandi e che rischiano maggiormente di scomparire. L’hanno ritrovato con le mani legate, un’esecuzione in piena regola. Sandoval si occupava, soprattutto, di proteggere le uova sulle spiagge, le stesse uova che fanno gola ai bracconieri, le stesse spiagge usate dai narcos per i loro traffici.
Certo, rischiare la vita per la Natura, per il Pianeta, non è una missione da tutti, ma chiunque può dare il suo contributo, seppur piccolo, per cambiare le cose. “We can be heroes, just for one day”, possiamo essere degli eroi, anche solo per un giorno, cantava David Bowie in una sua famosa canzone.
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