I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti, con inverni sempre più miti e soleggiati, caratterizzati dalla siccità. Ma quello che in apparenza definiamo bel tempo in realtà porta con sé non pochi problemi, se non addirittura danni ambientali. Quando non piove per molti giorni, infatti, fiumi e torrenti vanno in forte deficit, così come la falda freatica, cioè le acque che si accumulano nel terreno a una certa profondità, con inevitabili conseguenze su piante e animali.
Nelle Aree protette del Po piemontese, per esempio, ma più in generale nelle zone di pianura, si sta verificando una grande moria di querce. Anche gli ontani neri, che affondano le loro radici nell’acqua, non vengono risparmiati, soppiantati da specie che vivono su suoli meno bagnati, come i frassini. E specie esotiche invasive si diffondono a scapito di quelle autoctone di maggior valore ecologico: è il caso del Parco naturale della Collina di Superga, sempre più popolato di palme.
Le attività di riforestazione vengono così adattate per far fronte alle nuove condizioni ecologiche e creare ambienti sempre più resistenti alle variazioni climatiche. Per questo la Foresta condivisa del Po piemontese sta puntando sulla messa a dimora di specie più resistenti come l’orniello o il cerro, meno bisognose d’acqua.
Non solo le piante, ma anche gli animali subiscono situazioni di forte stress. A partire ovviamente dagli anfibi, per natura legati alle aree umide, di cui si rileva un’importante riduzione del successo riproduttivo dovuta alla perdita delle prime ovature primaverili a causa della siccità. Nuova condizione con cui devono misurarsi anche progetti già avviati come Life Insubricus – dedicato al pelobate fosco insubrico.
I corsi d’acqua quasi in secca nel periodo invernale provocano anche la moria di un gran numero pesci, in particolare di specie autoctone come lo scazzone, la trota marmorata e la lasca, a vantaggio delle specie esotiche più adattabili. E anche il comportamento dei grossi animali è influenzato dalla crisi idrica: i cinghiali per esempio riducono la loro attività, limitando gli spostamenti e concentrandosi intorno alle zone umide o a ridosso di fiumi e degli altri corsi d’acqua.
Per verificare gli effetti di questo ulteriore anno di siccità, l’Ente Parco del Po piemontese effettua continui monitoraggi – i prossimi si terranno tra i mesi di marzo e giugno – cercando di intercettare il maggior numero possibile di specie.
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