«Ah, geologo: lei è uno di quelli che vanno nelle grotte».
Così mi capitava di sentirmi dire lustri or sono, durante il periodo universitario, trascorso nella facoltà di Scienze della Terra, in quel di Milano. E trascorso senza particolari avventure in cavità più o meno sotterranee. E questi luoghi attirano sempre, anche se non si tratta di scenari speciali o, chissà, esotici. Conati speleologici possono trovare sfogo nelle situazioni più inattese. Esiste – va da sé – una speleologia altra che si muove tra siti urbani e spelonche sui generis. Qui siamo in Valle di Brenna, nell’omonimo comune, in provincia di Como. Non siamo nelle viscere della Terra. Più prosaicamente, si tratta di un condotto sotterraneo, che corre sotto la strada che da Brenna mena alla frazione di Olgelasca. Nella galleria passa la roggia che si snoda sul fondo della Valle. Curiosamente, le mappe non riportano nome alcuno per questo corso d’acqua. Per gran parte dell’anno è asciutta: a gonfiarla, anche in modo pauroso, provvedono ogni tanto precipitazioni consistenti. Il solco della Valle si palesa, in modo più netto, nella vicinanze della piccola stazione ferroviaria di Alzate Brianza. Non lontano, il Lago di Montorfano è uno dei piccoli gioielli della Brianza.
La Valle di Brenna non avrà forse i quarti di nobiltà di altri luoghi più famosi e spettacolari, ma merita l’attenzione dell’escursionista. Il solco è inciso in una delle rocce più tipiche ed eleganti della regione, il Ceppo Lombardo. Si tratta, spiegano i geologi, di un conglomerato, ovvero di materiali formati da detriti in prevalenza grossolani. Erano portati dai ruscelli che provenivano dai ghiacciai. Materiale compatto, ma non refrattario all’azione, meccanica e chimica, delle acque. Alla base delle pareti, tipico di questa formazione geologica, si rinvengono anfratti e altri tipi di cavità.
Il bosco, con il castagno ben rappresentato, domina questo angolo di Brianza. E una strada forestale accompagna il passo del visitatore. Uno degli accessi più classici alla Valle passa a fianco del lavatoio, di recente restaurato, vicino al Comune di Brenna. Un breve dislivello, accompagnato da dirupi, porta al Vallone: un tempo – fino a una manciata di lustri fa – questo sterrato era l’unico collegamento esistente con Olgelasca. Poi arrivò la strada di cui sopra con il conseguente sottopasso. Concrezioni, latte di grotta, stalattiti ed altri preziosi dettagli sono ben riconoscibili sul soffitto, e non solo, della galleria.
Chi non volesse cimentarsi con il buio della galleria può comunque utilizzare la strada forestale, che prosegue dall’altra parte.
La Valle va così a proseguire nel territorio di Carugo (CO), per terminare poco lontano dalla Riserva della Fontana del Guercio. Il corso d’acqua continua invece il suo cammino e acquisisce – pensa te – propria denominazione: è la Roggia Vecchia, nota a tutti i carughesi, che andrà a morire nel centro urbano, interrata.
Al termine della Valle, qui a Carugo, un imponente manufatto ricorda che le piene nella Valle di Brenna possono far male. È uno sbarramento che blocca le piene e fa in modo che l’acqua defluisca gradualmente, proteggendo le vicine aree urbane. Ma queste sono altre storie.
Note a margine
Si ringrazia la classe 3° della scuola elementare di Brenna (CO) e le relative docenti per l’ottimo lavoro svolto sul campo e in aula.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com