L’epidemia causata lo scorso anno dal batterio della Xylella fastidiosa – che è costato l’abbattimento di centinaia di piante di ulivo in Puglia – potrebbe non essere un caso isolato.
L’allarme è stato lanciato da Agrinnova, il centro di competenza per l’innovazione in campo agro alimentare dell’Università di Torino, che ha indicato come i cambiamenti climatici potrebbero favorire l’attacco di nuovi parassiti.
Secondo il centro, sono 21 le colture a rischio in Europa: vite, olive da olio, arance riso ma anche lattuga, pomodori e piante ornamentali. Complessivamente, invece, sono 63 gli agenti patogeni dichiaratati potenzialmente pericolosi per l’agricoltura europea.
Maria ludovica Gullino, direttrice di Agrinnova e docente di patologia vegetale dell’Università di Torino spiega che gli attacchi di alcuni funghi aumenteranno di gravità e saranno più precoci a causa dell’impatto negativo dell’aumento delle temperature.
La corsa ai ripari
“Con il progetto Plantfoodsec, che è stato finanziato da fondi europei, abbiamo creato modelli di analisi del rischio saggiati su oltre 100 scenari possibili che, incrociando decine di parametri, fra cui la temperatura, possono dare informazioni preziose. Il primo passo è la prevenzione a partire dai semi”, ha aggiunto Maria ludovica Gullino.
Secondo gli esperti, affinché le colture riescano ad affrontare con successo i cambiamenti climatici è necessario un miglioramento genetico, al fine di creare piante più resistenti alla scarsità d’acqua e alle alte temperature.
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