Quando si parla di estinzioni spesso vengono alla mente animali esotici che abitano luoghi remoti.
Cosa accadrebbe se a scomparire fossero però le piante, e sopratutto le colture alla base dell’alimentazione di milioni di persone?
Secondo un report pubblicato all’organizzazione Biodiversity International, i tre quarti dell’alimentazione mondiale si basa su 12 varietà agricole e sulla carne di 5 specie animali. «Non è affatto un’evenienza remota che queste colture possano un giorno sparire – ha detto Anna Tutwiler, direttrice generale dell’organizzazione -. La perdita di biodiversità interessa anche le piante coltivate a scopo alimentare. Le monocolture sono pericolose: da qui dipende il sostentamento dei sette miliardi di abitanti del nostro Pianeta».
Ipotesi per nulla remota
Il precedente storico c’è, e non bisogna andare neppure troppo indietro nel tempo. Tra le cause che concorsero alla Grande Carestia Irlandese (1845-1846) ci fu anche un fungo – la peronospora (Phytophthora infestans) – che colpì le patate, alimento alla base dell’alimentazione della popolazione dell’isola. Nel 1845 un terzo dei raccolti andò perduto mentre l’anno successivo la totalità delle patate fu colpita dal microrganismo. La popolazione fu decimata e molti irlandesi migrarono negli Stati Uniti e in Canada.
Riscoprire le varietà antiche
Come fare allora per evitare scenari apocalittici? «Basterebbe abbandonare le monocolture e puntare su una maggiore biodiversità – ha aggiunto la Tutwiler -. Ci sono tante varietà di grano, di cereali, di frutta e di verdura che oggi sono quasi del tutto dimenticati ma che sono state per secoli alla base delle diete dell’uomo».
Scommettere sulla biodiversità potrebbe aiutare anche a superare il problema della malnutrizione. «Il cibo più diffuso è spesso anche poco nutriente – ha concluso -. Riscoprire gli alimenti antichi potrebbe aiutare a migliorare l’alimentazione di una buona parte della popolazione mondiale».
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