Fino ad oggi i paleontologi ci avevano svelato che i dinosauri nel corso della loro storia evolutiva avevano imparato a volare, dando così origine agli uccelli. Oggi veniamo a sapere che non si adattarono soltanto alla vita nei cieli ma anche a quella semiacquatica. A dircelo sono le recenti scoperte riguardanti Spinosaurus aegyptiacus, effettuate da un team internazionale di paleontologi di cui hanno fatto parte Nizar Ibrahim e Paul Sereno della University of Chicago; Cristiano Dal Sasso e Simone Maganuco del Museo di Storia Naturale di Milano e Samir Zouhri dell’Université Hassan II Casablanca.
Gli studiosi sono giunti a questa incredibile conclusione dopo aver analizzato un nuovo scheletro quasi completo di Spinosaurus venuto alla luce nel Sahara del Marocco, lungo pendii desertici e rocciosi dei “Letti del Kem Kem”, un tempo facenti parte di un grande sistema fluviale che si estendeva dal Marocco all’Egitto. I nuovi resti sono stati messi a confronto con un cranio parziale di Spinosaurus conservato al Museo di Storia Naturale di Milano e altri resti custoditi in altri musei di altre parti del Mondo e, naturalmente, con gli studi effettuati più di un secolo fa dal paleontologo tedesco Ernst Stromer Freiherr von Reichenbach, che per primo scoprì le tracce dell’esistenza di questi rettili nel deserto del Sahara egiziano.
Gli adattamenti morfologici alla vita semiacquatica, sopravvenuti in Spinosaurus 95 milioni di anni fa, riguardano innanzitutto le narici, piccole e situate a metà lunghezza del cranio, che permettevano di respirare con buona parte del muso sommerso. Sono stati, inoltre, individuati fori neurovascolari all’estremità del muso, simili a quelli con cui alligatori e coccodrilli percepiscono i movimenti in acqua.
Spinosaurus aveva, inoltre, denti conici enormi con un sistema di chiusura “ermetico” che non lasciava scampo ai pesci. Il nostro dinosauro aveva, poi, collo e tronco allungati, che se da un lato lo rendevano goffo sulla terra ferma, lo agevolavano nell’ambiente acquatico mentre le vertebre della coda erano articolate in modo da permettere un movimento laterale ondulatorio propulsivo. Le braccia, dotate di artigli ricurvi e molto affilati, servivano ad afferrare prede scivolose, proprio come i pesci. E poi ancora, il bacino piccolo e le gambe corte, con cosce muscolose, ricordano quelli delle balene primitive, mentre le ossa erano dense, funzionali ad un migliore controllo dell’assetto in acqua, come nei pinguini reali.
L’ennesimo indizio arriva dalle ossa dei piedi, larghe e con artigli grandi e piatti, il che fa supporre che le zampe del grande rettile fossero palmate, come quelle di certi uccelli limicoli, ideali per muoversi su superfici fangose o per nuotare. L’aspetto generale, doveva essere oltremodo bizzarro: “Un corpo da dinosauro carnivoro, con una testa da coccodrillo, un’enorme vela sul dorso, piedi da fenicottero e collo da pellicano” sintetizza il paleontologo Cristiano Dal Sasso.
Esperimento folle di Madre Natura, con Cristiano Dal Sasso. (Luigi Bignami)
Le rivelazioni scaturite in seguito al ritrovamento del nuovo scheletro aprono inediti scenari sulla vita di questi incredibili animali dominatori del Cretacico e sono così importanti da far passare in secondo piano l’altro grande primato riguardante Spinosaurus: con i suoi 15 metri di lunghezza è il più grande dinosauro predatore mai vissuto sulla Terra, oltre due metri più lungo del più grande Tirannosaurus rex mai trovato.
Altri video:
La storia del dinosauro, con Simone Maganuco. (Luigi Bignami)
Animazione digitale che mostra il nuoto dello spinosauro. (© Fabio Manucci)
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