Alla fine degli anni Settanta l’allora Unione Sovietica, nell’ambito di alcune sinergie con il governo italiano dell’epoca, donò al nostro Paese 20 aquile, tra cui alcune aquile delle steppe che furono destinate a uno zoo in provincia di Salerno.
Era il 1978 e le aquile rimasero nella struttura campana sino a quando nel 1991, a seguito di un’incursione notturna, le voliere furono tagliate e le aquile fuggirono nelle circostanti campagne salernitane.
Non essendo abituate alla vita selvatica e con una forma fisica ormai non più idonea al volo morirono quasi tutte per elettrocuzione, di stenti e inedia. Tranne una, la protagonista di questa storia, che si salvò a fatica.
Olga, così come venne chiamata in seguito, fu recuperata perché solamente ferita a un’ala a causa di una fucilata.
In seguito al recupero fu condotta in uno zoo privato nel quale, però, subì altri maltrattamenti insieme ad altri animali, persino dei felini, destinati a riprese cinematografiche.
La storia di Olga cambiò radicalmente quando nel 1994 Paola Falcone del Centro Volo Rapaci di Trevignano Romano – ridente località sulle sponde del Lago di Bracciano – riuscì a convincere il proprietario a farsela affidare. Da quel momento per questa meravigliosa aquila delle steppe iniziò la rinascita.
Paola Falcone avviò quindi una lenta e faticosa opera di recupero e, grazie alla consulenza di Lorenzo Crosta, esperto veterinario, riuscì a farla tornare a volare e a ridarle la dignità di aquila.
Stando alla bibliografia internazionale, il record di longevità nelle aquile delle steppe è di 41 anni, ma la lunga storia di Olga – che ancora oggi vive sulle sponde del lago in una bella voliera accudita amorevolmente dallo staff del centro – ha permesso di alzare il record a 50 anni, che potrebbero essere di più poiché quando fu donata all’Italia era presumibilmente adulta. Dunque Olga è, con ogni probabilità, l’aquila delle steppe più vecchia del mondo.
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