Chiariamo subito che la domanda è lecita: cosa resterà del vertice di Parigi sul clima oltre ai selfie di Schwarzenegger con Emmanuel Macron e al sorprendente biondo platino di Marion Cotillard?
Durante la seconda settimana di dicembre, il presidente francese ha riunito oltre cinquanta capi di Stato, filantropi, climatologi e imprese per promuovere azioni più efficaci nella lotta contro il cambiamento climatico. One Planet Summit ha assunto una veste più informale rispetto a quella delle consuete Conferenze delle Parti (COP) e ha riscosso anche un minor interesse da parte della stampa e dei media in generale. Il mondo dell’informazione è parso più interessato a commentare lo show e ad esaminare la credibilità di Macron su questo fronte.
È del tutto evidente la strategia politica del leader francese: tratteggiare una nuova leadership mondiale dopo la posizione assunta dal presidente Usa Donald Trump. Com’era prevedibile, infatti, sulla Senna si è parlato molto del ritiro degli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi 2015 e si è fatto di tutto per dimostrare che una larga fetta di americani è comunque pronta ad assumersi le proprie responsabilità. Le presenze di John Kerry, Michael Bloomberg, Arnold Schwarzenegger e Bill Gates vanno lette in questa direzione.
Tra gli obiettivi del vertice ve n’erano di assai pratici: uno era quello di trovare fondi per sostenere la ricerca e le azioni di contrasto al riscaldamento globale. In totale i partecipanti all’incontro hanno presentato una trentina di progetti.
Tra questi troviamo la creazione di un Osservatorio Spaziale sul Clima e l’impegno sottoscritto da 34 Paesi di contingentare le emissioni di CO2 nei trasporti marittimi. La fondazione di Bill Gates, la Commissione Europea e alcuni Stati hanno messo a disposizione 650 milioni di euro per fornire aiuti al mondo dell’agricoltura, quello che più di altri è già costretto ad adattarsi ai cambiamenti del clima. Axa ha annunciato che rinuncerà a stipulare polizze con le aziende coinvolte nella costruzione di centrali a carbone e investirà nove miliardi di euro in iniziative green entro il 2020. Anche la banca ING smetterà di finanziare i progetti basati sull’uso del carbone entro il 2025. Tra gli annunci spicca quello della Banca Mondiale: dal 2019 cesserà di finanziare le società che propongono l’esplorazione di nuovi territori per lo sfruttamento di petrolio e gas.
Si tratta perlopiù di impegni che, se onorati, sortiranno effetti fra anni. Greenpeace France e altri osservatori hanno parlato di promesse a cui ormai non crede più nessuno. In effetto è impossibile non cogliere il contrasto tra i timidi propositi sortiti dal Summit e le parole usate proprio da Macron in apertura dei lavori: «Stiamo perdendo la battaglia, non procediamo abbastanza velocemente e questo è drammatico».
Tuttavia non si può neppure trascurare il fatto che un leader mondiale decida di dare un colpo d’acceleratore nella battaglia contro il climate change. Se qualcuno fatica a digerire che questa sfida globale finisca sotto l’egida francese, si faccia avanti! L’agenda è ricca, il tempo stringe e c’è spazio per tutti.
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