È notizia di pochi giorni fa il presunto avvistamento di un’orca (Orcinus orca) nelle acque siciliane – e più precisamente tra Marina di Ragusa e Casuzze – e subito qualcuno ha lanciato l’allarme. Questa specie, che raggiunge i 9 metri di lunghezza e 9 tonnellate di peso, potrebbe rappresentare un pericolo per la pesca e le persone? Ma per i ricercatori non c’è niente da temere, né tantomeno nulla di strano. «Innanzitutto – dice Sabina Airoldi ricercatrice dell’Istituto Tethys, che da vent’anni studia i cetacei in Mediterraneo – è giusto precisare che dalle foto su web è impossibile stabilire con certezza la specie, né tantomeno le dimensioni dell’animale fotografato. Comunque, anche se fosse, l’orca è considerata una specie “occasionale” nei nostri mari, al pari di megattere e kogia (simile al capodoglio, ma più piccolo – ndr) e la sua presenza è documentata fin da tempi storici, anche se in acque italiane i casi certi sono meno di 10 e risalgono agli anni Settanta-Ottanta (l’ultimo a Ponza nel 1987), mentre in Francia e Spagna sono qualcuno di più. Questa specie, infatti, è normalmente residente nelle acque dello Stretto di Gibilterra e saltuariamente si allunga in Mediterraneo raggiungendo le isole e le coste della nostra penisola».
Occasionali però – precisa Airoldi – non significa “aliene” e l’eventuale presenza di orche in Mediterraneo, le quali peraltro prediligono acque temperate e temperate-fredde, nulla avrebbe a che fare con il crescente aumento di specie tropicali, anche in aree settentrionali, provenienti dal Mar rosso a causa del riscaldamento del mare. E per quanto riguarda i rischi non c’è nulla di cui preoccuparsi dato che non esistono casi documentati in natura di attacchi di orche agli esseri umani”. Nessun’“orca assassina” dunque, se questa fosse davvero la specie avvistata in Sicilia, ma solo un grosso e intelligente delfino in visita nel Mediterraneo, e vista la scarsità attuale delle nostre risorse ittiche, non ci sarebbe da stupirsi se non soggiornasse a lungo. Per maggiori info sui cetacei mediterranei: whalesanddolphins.tethys.org
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