«Al di là dei nazionalismi, che qui poco ci importano, difendere le stalle e il latte italiano significa difendere un patrimonio nazionale». Così scrivevo – e scusatemi se mi cito – qualche settimana fa in un articolo intitolato “La guerra del latte”, pubblicato su La Rivista della Natura (Estate).
Pochi giorni dopo essere andati in stampa, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha reso noto di avere inviato a Bruxelles per la prima verifica lo schema di decreto che introduce l’indicazione obbligatoria dell’origine per i prodotti lattiero caseari in Italia, avviando così l’iter autorizzativo previsto a livello europeo.
Un passo importante, come è già stato scritto su questo quotidiano, che consentirà, se il provvedimento sarà confermato, di indicare con chiarezza al consumatore la provenienza delle materie prime di molti prodotti come latte, burro, yogurt, mozzarella e formaggi.
Con la speranza che sia di buon auspicio, vorrei qui riprendere – ebbene sì, mi sto citando di nuovo – un altro passaggio dell’articolo sopra ricordato: «In soldoni la questione latte richiederebbe interventi su più fronti. Il primo passo da compiere è quello di riconoscere il giusto prezzo ai produttori».
Oggi alle stalle un litro di latte viene pagato 33-34 centesimi. Il latte spot, cioè quello venduto senza contratti a lungo termine, anche solo 29 centesimi. Al consumatore finale, invece, è venduto a un prezzo medio di 1,40 euro al litro, con punte anche ben superiori. In pratica il prezzo lievita fino a cinque volte, mentre in altri Paesi europei un litro costa al consumatore finale solo il doppio di quello che viene pagato alla stalla che lo produce.
Luigi Veronelli anni fa aveva teorizzato il prezzo-sorgente, cioè l’identificazione del prezzo di un prodotto alimentare all’origine, proprio per rendere evidenti eccessivi ricarichi nei passaggi dal produttore al consumatore. Utopia? Forse, tuttavia è chiaro che qualcosa occorre fare per porre fine a una situazione insostenibile che impoverisce la nostra agricoltura fino a renderla insostenibile.
Le ragioni del calo del prezzo all’origine dei prodotti agroalimentari in Italia sono differenti da un comparto all’altro. C’è però una causa comune – valida per il nostro Paese e in tutto il mondo – e l’ha spiegata con parole semplici quanto efficaci Papa Francesco qualche tempo fa in questo video messaggio.
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