La maggiore incidenza di tumori e la crescita economica dei paesi dove questi sono registrati va di pari passo. A dirlo è uno studio condotto dai Tommaso Luzzati, Angela Parenti e Tommaso Rughi del dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa. La ricerca, che è stata pubblicata sulla rivista Ecological Economics ha cercato di analizzare le cause della cosiddetta “epidemia di cancro”.
L’indagine è stata compiuta partendo dai dati del database Globocan, il progetto dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità, e analizzando le otto tipologie più diffuse di tumore (vale a dire quelli che colpiscono polmone, seno, colon-retto, prostata, stomaco, fegato, cervice uterina, esofago) in 122 Paesi, ovvero il 90% della popolazione mondiale.
Non più solo diagnosi
Finora la correlazione tra maggiore incidenza di tumori e ricchezza era considerata una “buona notizia”, indice cioè di diagnosi precoci.
Lo scopo principale della ricerca condotta dall’ateneo pisano è stato quindi quello di valutare fino a che punto questa idea fosse fondata. «Secondo un’idea abbastanza diffusa l’aumento dei casi di tumore nei paesi più ricchi sarebbe visto come un fattore positivo, dal momento che si legherebbe sia ad una migliore capacità di diagnosi e all’efficienza dei sistemi sanitari, sia all’allungamento della vita che permetterebbe alle persone di ammalarsi di cancro, anziché morire prima per altre cause – ha spiegato Tommaso Luzzati -. Tuttavia gli esiti della ricerca mostrano che l’incremento dei nuovi casi di cancro non può essere spiegato solo dalla maggiore aspettativa di vita. Un ruolo significativo lo giocano il degrado ambientale e gli stili di vita anche se, purtroppo, la nostra analisi empirica non è in grado di distinguere fra i due».
Il peso dei fattori ambientali
I ricercatori sono certi sul fatto che l’inquinamento ambientale giochi un ruolo non secondario: è il caso dei tumori al polmone, in crescita nonostante nei Paesi più ricchi il numero dei fumatori sia in calo. «Il messaggio politico che possiamo trarre dal nostro lavoro – conclude Luzzati – è che solo prendendo coscienza degli effetti negativi dello sviluppo economico saremo anche in grado di attuare politiche per affrontarli».
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